TRIESTE – Alla fine l’assemblea dei soci ha dato il via libera oggi ai conti di Uljanik Brodogradnje 1956, la società che gestisce quello che fu l’Arsenale di Pola.
Un peschereccio e un bacino galleggiante sono gli appalti in corso d’opera per dare lavoro ai circa 300 lavoratori impegnati in un tentativo di recupero dopo le note vicende fallimentari. Anche quest’ultima assemblea non ha avuto vita facile dopo alcuni rinvii resi necessari da irregolarità nell’iscrizione di perdite a bilancio, rilevate durante l’ultimo audit esterno. Diverse polemiche erano sorte nelle scorse settimane, sollevate da azionisti di minoranza che contestavano le perdite del semestre (circa 2,2 milioni di euro), rintuzzate dalla dirigenza che sosteneva come il tutto facesse parte delle normali dinamiche dell’attività di un cantiere navale.
Dopo le garanzie fornite dallo Stato croato, la sfida resta più aperta che mai, per tentare di riportare in auge il cantiere, che sembra accomunato nella sorte al “3 Maggio” di Fiume. Nella prima metà del 2020, in piena pandemia, il governo di Zagabria aveva approvato il trasferimento della concessione per le costruzioni navali al porto di Pola da Uljanik dd – che aveva dichiarato fallimento – a Uljanik Brodogradnja 1856. Nel giungo dello stesso anno era arrivato l’impegno statale al ravvio delle attività.