TRIESTE – La rompighiaccio Laura Bassi, di proprietà dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS) di Trieste è partita ieri da Napoli per la Nuova Zelanda.
Nel porto campano ha imbarcato le strumentazioni scientifiche e i materiali, in vista della nuova campagna scientifica del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA).
Quest’anno la nave è partita dal porto di Napoli anziché come consuetudine da Ravenna, per una serie di lavori di trasformazione a cui è stata sottoposta nei Cantieri del Mediterraneo. I lavori hanno interessato la realizzazione di un nuovo laboratorio sul ponte di coperta e, ancora più importante, la realizzazione di una “camera baltica”: struttura scatolare in acciaio (alta sei metri e lunga oltre sette) in grado di contenere al suo interno la rosette, la principale strumentazione di campionamento utilizzata in oceanografia. Si tratta di un sistema che preleva campioni di acqua e misura alcune sue caratteristiche. Può raggiungere i 6000 metri di profondità permettendo ai ricercatori di avere informazioni da campioni specifici di acque molto profonde.
La Laura Bassi parteciperà alla 39a campagna in Antartide, finanziata dal ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA), gestite dal Cnr per il coordinamento scientifico, dall’ENEA per la pianificazione e l’organizzazione logistica delle attività nelle basi antartiche e dall’OGS per la gestione tecnica e scientifica della nave rompighiaccio Laura Bassi.
La nave arriverà in Nuova Zelanda a inizio gennaio 2024 per poi iniziare il suo viaggio verso l’Antartide con a bordo 38 fra ricercatori e tecnologi italiani e un equipaggio navigante di 23 membri. Per la prima volta la missione sarà condivisa con il progetto antartico neozelandese a cui afferiscono 12 ricercatori. Circumnavigherà l’intero mare di Ross e concluderà la sua missione antartica a marzo 2024 a Lyttleton (NZ) per poi tornare in Italia a fine aprile.
Quella dell’OGS è oggi l’unica nave italiana rompighiaccio per la ricerca oceanografica, e al momento anche la prima e unica nave battente bandiera italiana in grado di operare in mari polari, sia in Antartide sia in Artico, conforme alle regole internazionali per l’accesso delle navi alle aree polari (il cosiddetto “Polar Code”) che regolano molti aspetti tecnici che possono impattare sulla navigazione in un ambiente remoto, difficile, dalle condizioni meteorologiche particolarmente gravose e molto vulnerabile.