TRIESTE – Il mar Mediterraneo dopo il 24 febbraio e le conseguenze geopolitiche dello scoppio del conflitto in Ucraina; queste le tematiche al centro della 3ª edizione delle “Giornate del Mare”, in corso a Trieste.
La rassegna, a cura di Limes, tratta il ruolo di oceani e mari negli scenari geopolitici mondiali. Il direttore della nota rivista, Lucio Caracciolo, ha aperto la due-giorni tracciando uno scenario pesantemente negativo per l’Italia, la cui politica marittima è stata definita miope e inadeguata alle nuove dinamiche innescate dalla crisi internazionale. Un paese, il nostro, che a detta di Caracciolo non percepisce il ruolo di assoluto protagonismo del mare dal punto di vista commerciale ed economico e che sta ignorando la strategicità del Mediterraneo alla luce degli ultimi sviluppi bellici. Lo scoppio del conflitto russo-ucraino, infatti, lo ha progressivamente trasformato in un vero e proprio fronte nell’ambito dello scontro per l’egemonia politica del pianeta tra le superpotenze mondiali: Usa – Russia – Cina. Laura Canali, nella sua mostra cartografica inaugurata in mattinata a Trieste e dedicata al “mare italiano”, definisce il Mediterraneo il “Medioceano”: non più bacino tra Europa, Africa e Medio-Oriente, ma stretto strategico e corridoio tra Atlantico e Indo Pacifico.
In questo scenario internazionale, un ruolo particolarmente rilevante, ha ricordato il presidente dell’Autorità Portuale di Trieste Zeno D’Agostino, è rivestito proprio dal porto del capoluogo giuliano. «Da qui si vede il mondo – sono le parole D’Agostino – Il Porto di Trieste è un osservatorio privilegiato e l’Italia non se n’è ancora resa conto». Al contrario della Cina, per cui proprio Trieste rappresentava, nel Memorandum sulla Via della Seta nel 2019, il punto di collegamento per le nuove rotte commerciali tra Pechino e l’Europa. E al contrario degli Stati Uniti, che hanno operato da subito per scongiurare l’avanzamento del progetto “Belt & Road Initiative” e mantenere l’Italia nell’ambito della propria area di influenza. Quello di Trieste, per gli americani, è soprattutto porto militare a servizio della base NATO di Aviano (Pordenone). «Siamo abituati a intendere il mare come funzionale a ciò che sta a terra: uno spazio che separa o unisce, inibendo o favorendo il dialogo tra i paesi dal punto di vista commerciale – ha sottolineato il presidente dell’Autorithy triestina – . Questo paradigma sta cambiando in modo radicale: oggi parliamo di pianure blu, fondamentali tanto da un punto di vista geopolitico quando come asset strategico per la creazione di valore e per il contrasto alla crisi climatica, energetica e alimentare».