TRIESTE – L’Autorità di bacino distrettuale chiede di non procedere all’escavo del Canale Vittorio Emanuele di Venezia per far transitare navi da crociera verso la Stazione marittima.
Lo riferisce il Corriere Veneto, anticipando le osservazioni al progetto di dragaggio promosso dal Commissario alle crociere, Fulvio Lino Di Blasio, presidente uscente dell’Autorità portuale di Venezia.
Dura presa di posizione da parte di Venice port community (consorzio tra gli operatori portuali), che chiede invece di procedere subito con le attività di manutenzione del canale.
L’Autorità di bacino, in particolare, sconsiglia di procedere con ulteriori escavi in Laguna. Chiede di limitare la velocità di passaggio per preservare l’ambiente e propone di non modificare l’attuale situazione, con le navi tra le 25 mila e le 100mila tonnellate di stazza destinate a approdi temporanei di Porto Marghera (compreso quello che si sta allestendo nel Canale nord), consentendo solo a quelle inferiori alle 25mila tonnellate di percorrere il Vittorio Emanuele. Questa categoria di navi, tra l’altro, oggi ha il permesso di transitare anche nel Canale della Giudecca (davanti a San Marco), per raggiungere la Stazione marittima.
Premettendo che il porto rappresenta una parte imprescindibile dell’economia per tutto il Nordest, Davide Calderan, presidente di VPC (Venice port community), chiede alle autorità competenti sulla laguna veneziana maggiore attenzione per le esigenze di sviluppo del comparto portuale.
«Siamo contenti che si parli di manutenzione e pulizia dei canali, perché queste sono operazioni che si sono sempre svolte nei secoli a Venezia. Sono sempre servite a salvaguardare gli equilibri tra mare e città». In riferimento al Vittorio Emanuele: «Non si vuole effettuare un dragaggio fino a chissà quali profondità, non è questo quello che poniamo ora all’ordine del giorno. La necessità più imminente è quella di fare manutenzione, quanto prima, per riportare il canale alle sue profondità “normali”, cioè gli otto-nove metri».
Calderan mette le mani avanti a possibili detrattori: «Se davvero c’è chi pensa che sia pericoloso per i fanghi, beh, che si intervenga anche su questo, perché a pochi metri si sta facendo uno scavo per l’acquedotto. Allora lì non vale la questione del pericolo? Se i fanghi sono rischiosi, allora che si vada all’origine del tema e si cerchi un modo per arginare tale pericolo. Se c’è davvero un grande livello di inquinamento, sarà meglio, proprio per la salute dell’ambiente e della laguna, toglierli e posizionali altrove, in luoghi sicuri, come le Tresse o le Tresse due».
Calderan aggiunge un pensiero anche sulle polemiche relative all’equilibrio tra esigenze commericali e salvaguardia della Laguna: «Ci sono una serie di attacchi strumentali, volti a penalizzare il porto e senza una vera logica di fondo. Siamo i primi, lo ribadiamo, a volere il bene della nostra laguna, perché senza di questa, non avremmo senso di esistere nemmeno noi. Basta a questa contrapposizione dicotomica porto-Venezia. Venezia è il suo porto e il suo porto è Venezia. Con un indotto che riguarda tutto il Nordest e le tante famiglie che vivono grazie a questo settore».