TRIESTE – Vanno mantenuti a Trieste gli Uffici chiave della Dogana, a servizio del traffico portuale.
Questo l’appello degli operatori, emerso mercoledì sera al Preopeller Club di Trieste, durante l’incontro dedicato alla nuova riforma doganale.
Gli interventi dei relatori, Massimo De Gregorio (presidente ANASPED e CONFIAD), Massimo Campailla (professore di Diritto della Navigazione e dei Trasporti all’università di Trieste), Nevio Bole (presidente Associazione spedizionieri Doganali FVG), Federica Fantuzzi (avvocato Senior partner Studio Zunarelli) e Stefano Visintin (presidente Associazione spedizionieri ASPT-ASTRA FVG) hanno affrontato le tematiche legate al nuovo codice doganale.
Lo scorso 7 agosto, infatti, il Consiglio dei Ministri ha approvato la riforma della normativa nazionale, con le procedure da adottare, quando esse non siano già definite dal Codice doganale Ue del 2013. Si è parlato dei possibili conflitti tra normative, dei rischi di diminuire la competitività delle aziende e di quelli legati alle possibili contestazioni di contrabbando. Ma anche dello stato dell’arte per quanto riguarda il potenziamento dello Sportello Unico Doganale e dei COntrolli (SU.DO.CO.), delle ricadute sul territorio legato al porto di Trieste e degli aspetti relativi all’inclusione dell’IVA all’importazione tra i diritti di confine al pari dei dazi e delle accise, con gli effetti concreti nella procedura di importazione delle merci destinate ai paesi dell’Europa centrorientale. Il tutto con un’interessante disamina sul Porto franco internazionale di Trieste, da parte del professor Campailla.
Nel corso del dibattito, però, sono emerse le criticità in merito alla dismissione, sul territorio locale, di alcuni uffici dell’Agenzia delle Dogane.
In particolare, gli interventi, pur condividendo la necessità della razionalizzazione e del contenimento dei costi attraverso la chiusura della sede di Fernetti-Retroporto ed il suo accorpamento con Trieste, sono stati concordi sull’assoluta necessità di mantenere gli uffici chiave a Trieste.
Trasferire tali uffici dalla sede di Trieste a quella di Venezia – è stato sostenuto – sarebbe in totale contrasto con gli obiettivi di sviluppo del sistema portuale e retroportuale del Friuli Venezia Giulia, in più occasioni ribaditi dal governo nazionale e regionale.
Le Associazioni di categoria, presenti all’incontro, inoltre, hanno confermato di avere, da tempo, inviato una richiesta scritta d’intervento in tale senso ad autorità e istituzioni locali e regionali e di avere ricevuto, però, solo risposte interlocutorie o nessuna risposta.
È stato fatto presente che la decisione di accorpamento è già stata presa dalla Direzione Centrale dell’Agenzia delle Dogane e che deve essere “soltanto” resa effettiva. Per provare a cambiare questa decisione, è stato sottolineato, il tempo è poco e si deve agire subito poiché, una volta posto in essere, questo accorpamento non potrà più essere modificato.
Durante la serata è stato inoltre fatto notare che quanto in procinto di accadere a Trieste e in Friuli Venezia Giulia è l’opposto di quanto fatto recentemente in Piemonte e Liguria: precedentemente unite in unica Direzione Doganale Regionale, sono state ora divise in due Direzioni onde agevolare, soprattutto, le attività del Porto diGenova.
«Riteniamo che quello di Trieste meriti altrettanto» ha affermato Fabrizio Zerbini, presidente del Propeller Club Port of Trieste.
È stato quindi richiesto un deciso ed immediato intervento delle autorità coinvolte, per ottenere un deciso cambio di rotta da parte dell’Agenzia delle Dogane, ritenendo che la soluzione per Trieste, primo porto nazionale, debba essere analoga a quella che è stata individuata per il Porto di Genova.