TRIESTE – L’azienda Parovel di San Dorligo della Valle (Trieste) ha chiesto una concessione demaniale marittima per creare una cantina subacquea.
Affinare i vini sott’acqua non è una novità assoluta, ma per il porto di Trieste è un segnale importante nell’ottica di attrazione di progetti innovativi e di sviluppo nell’area industriale e agroalimentare, verso le quali sta puntando l’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico Orientale. La concessione semestrale di una piccola area di 67 metri quadrati si localizza sul fondo dello specchio acqueo antistante il lato interno della diga Luigi Rizzo, in Punto Franco Nuovo. L’obiettivo è quello di creare una cantina subacquea e posizionare 14 casse in acciaio per affinare bottiglie di Prosecco a 22 metri di profondità.
Quello degli underwater wines è una tecnica antica, riscoperta solo di recente. In Italia la pratica è già in essere da almeno un decennio in Liguria, in Toscana, nelle profondità del Lago d’Iseo. All’estero le vicine Croazia e Grecia sono anch’esse sede di ottimi esperimenti per questa tecnica. Notevoli i vantaggi, secondo gli esperti, sia per la stabilità di maturazione dovuta alla pressione sottomarina, sia per la temperatura più o meno costante. Va rilevato, inoltre, che si tratta di una tecnica sostenibile, non necessitando di locali dedicati o lavorazioni meccaniche tipiche di una cantina in superficie. Ma soprattutto è un campo che offre ampie possibilità di collaborazione con il mondo scientifico locale, come rileva Zeno D’Agostino, presidente dell’Authority: «Il golfo di Trieste è il luogo ideale per avviare questo tipo di progettualità. Biologi, fisici, chimici potrebbero dare un notevole contributo al miglioramento dei processi di questa tecnica, ancora sperimentale, e studiare l’effetto che temperatura, pressione, profondità, correnti e assenza di luce provocano alle molecole di un bottiglia immersa in profondità».
«Ben vengano richieste come questa, perfettamente in linea con la nostra idea di porto, dove il potenziale e l’attività produttiva non deve svilupparsi solo sulla superficie delle banchine, ma anche sott’acqua, sul fondo del mare. Il porto è tridimensionale: terra, mare, cielo possono e devono essere utilizzati sinergicamente in modo innovativo» ha aggiunto D’Agostino.
«Il vino prescelto – spiega Elena Parovel a capo dell’azienda specializzata nella produzione di vini ed olio extra vergine d’oliva autoctoni – sarà il Prosecco Trieste DOC. Abbiamo scelto una piccola e pregiata produzione di uva Glera (uva da cui deriva il Prosecco DOC) coltivata in una porzione di terra prospiciente il golfo di Trieste, certificata DOC. La vendemmia 2021 ha dato un ottimo raccolto che ci ha permesso di produrre il Prosecco Trieste DOC, spumante di alta qualità e tipicità». Le uniche 5000 bottiglie prodotte riposeranno in fondo al mare nel golfo di Trieste per 6 mesi. Una volta riemerse in superficie, ad affinamento raggiunto, saranno pronte per essere degustate.