TRIESTE – Il porto di Trieste è strategico nel panorama europeo e Mediterraneo in particolare, come hub energetico.
Lo evidenzia il Med & Italian Energy Report di SRM, Centro studi di Intesa San Paolo, che offre una panoramica dettagliata del contesto energetico europeo e mediterraneo, con un focus particolare sull’Italia e sulle sue relazioni energetiche con i paesi del Mediterraneo.
Tra i temi, anche il ruolo strategico di Trieste come hub energetico, punto di riferimento per il commercio di petrolio. Nel 2024 le movimentazioni hanno superato i 40 milioni di tonnellate di greggio, destinato a rifornire l’Europa continentale: Austria, Repubblica Ceca e Baviera.

L’UE – spiega ancora lo studio – tra le grandi economie globali è quella con la maggiore dipendenza energetica (il 58% del fabbisogno dipende da importazioni). Migliora, comunque, la capacità di produzione interna, grazie alla crescita delle rinnovabili, che sono passate, dal 2000 ad oggi, dal 15% al 45% del totale del mix di generazione di energia elettrica.
All’interno del panorama europeo l’Italia è il Paese con il maggior grado di dipendenza energetica pari al 74,8% ben sopra la media europea.
Un elevato livello di dipendenza energetica espone maggiormente i singoli Paesi alla volatilità dei prezzi delle commodity energetiche sui mercati internazionali e agli impatti delle tensioni geopolitiche, condizionandone la competitività rispetto ai paesi più autosufficienti.
Tra i principali Paesi europei, la Spagna presenta un mix più equilibrato e con il più alto peso delle rinnovabili che arrivano al 51% del totale nel 2023; la Germania è il Paese con il più elevato utilizzo di carbone (26% del totale), anche se in forte riduzione. In Francia il mix energetico è dominato dal nucleare (64% del totale).

“La crisi del Mar Rosso ha avuto impatti rilevanti anche sui transiti energetici. Il flusso di GNL diretto verso le coste settentrionali del Mediterraneo, attraverso il Canale di Suez, si è interrotto dal febbraio 2024. Allo stesso tempo, la durata media dei viaggi delle navi è aumentata in modo significativo (la durata media dei viaggi delle metaniere dal Qatar è passata da 18,5 giorni nel 2023 a 39,7 giorni nell’aprile 2024), a causa della necessità di ruotare dal Capo di Buona Speranza, entrando nel bacino del Mediterraneo attraverso lo stretto di Gibilterra, con ripercussioni in termini di aumento dei costi di consegna” spiega ancora lo studio di SRM.
Di conseguenza la percentuale di greggio importato attraverso il Mar Rosso è diminuita da oltre il 16% del totale delle importazioni nell’ottobre 2023 a circa il 4% nel febbraio 2024, per poi rimanere sempre al di sotto del 5%.

Nello scenario energetico vanno sempre più assumendo valenza strategica le infrastrutture portuali e logistiche. Si configurano nuovi modelli di gestione dei porti che stanno diventando hub energetici, i cosiddetti green port.
Italia in prima fila nello sviluppo del nuovo modello del porto come polo di sviluppo Energetico: Trieste per il greggio, Napoli per il Gas, Porto Levante e Piombino per il GNL. Diversi porti italiani figurano nella top 10 dei principali porti energy dell’area Med, con un ruolo rilevante soprattutto per il trade di petrolio e derivati. Per il greggio: Trieste (40 milioni di tonnellate movimentate), Augusta e Sarroch (12 milioni di tonnellate movimentate ciascuna); Augusta (9,5 milioni di tonnellate) e Sarroch (7,8 milioni di tonnellate) per i prodotti petroliferi raffinati; Napoli per il gas (1 milione di tonnellate); Porto Levante-Rovigo (6,4 milioni di tonnellate) e Piombino (2,4 milioni di tonnellate) per il GNL.
I primi cinque Energy port italiani concentrano il 69% del traffico e sono: Trieste, Cagliari, Augusta, Milazzo e Genova. Trieste è il più importante porto energetico e gateway dell’Italia.