TRIESTE – Parte entro fine anno il primo stralcio di lavori destinati a trasformare Portogruaro Interporto: 6,8 milioni di euro per un nuovo piazzale e binari di collegamento tra due diverse piattaforme.
La struttura dedicata al traffico continentale (proprietà dell’azienda di trasporti triestina Autamarocchi) si trova in posizione strategica tra Friuli Venezia Giulia e Veneto, e intende sfruttare tutte le opportunità che a breve dovrebbero presentarsi.
Gli interventi sono il frutto di una complessa operazione di project financing, poiché l’interporto era già proprietario di terreni che erano fuori dalla prima concessione. Il comune di Portogruaro ha investito con un piano pluriennale e indetto una gara d’appalto alla quale Interporto Portogruaro ha partecipato con diritto di prelazione. Altri partecipanti esteri hanno chiesto una proroga dei termini, che non è stata concessa, assegnando la gara nel febbraio 2022 all’azienda controllata da Autamarocchi. Poi un iter complicato, con problemi burocratici di procedimento delle attività, a causa dei quali si è dovuto ricorrere alla richiesta di proroga di inizio lavori al ministero dei Trasporti.
Interporto, in qualità di gestore ma anche di esecutore delle opere ha quindi costituito un’Ati (Associazione temporanea di imprese) per la realizzazione degli interventi. Mercitalia è il progettista e realizzatore delle opere ferroviarie, poi altre aziende si occuperanno della parte edilizia. Il risultato sarà quello di avere una piastra unica di interesse nazionale che guarda al futuro con treni da 750 metri.
«I cantieri si dovrebbero vedere già a fine anno – conferma l’amministratore delegato Corrado Donà – per iniziare a sistemare il primo stralcio. Faremo due binari da 800 metri per collegare la vecchia e la nuova piattaforma, 40mila metri di piazzale, ma anche l’informatizzazione delle infrastrutture ferroviarie. Il tutto con 6,8 milioni, finanziati al 50% dal Ministero».
Oggi Interporto Portogruaro si occupa di traffico di merci pesanti, per il quale serve soprattutto la portata più che lunghezza dei binari. Sono quattro le coppie di treni al giorno solo per le sabbie silicee e i cereali, mentre si sta lavorando ad un progetto verso la Liguria.
Ma è pensabile un coinvolgimento anche dei porti di Trieste o Venezia?
«Per quanto riguarda Trieste, potremmo fare da hub, ma dovrebbero essere attività molto veloci – spiega Donà – e in fasce e momenti di mercato dove c’è difficoltà di trovare camion. Da Porto Marghera è difficile, perché troppo vicino e quindi scarsamente concorrenziale rispetto alla gomma».
Nel frattempo (novembre 2023) la struttura ha ricevuto fondi dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, assieme ad altri 11 nodi logistici nazionali, per l’upgrade delle infrastrutture e la digitalizzazione dei processi. Il finanziamento è destinato all’adeguamento delle infrastrutture agli standard attuali, a promuovere sviluppo sostenibile ed efficienza energetica, nonché la digitalizzazione.
Nelle scorse settimane, l’amministratore delegato Corrado Donà aveva già avuto modo di delineare il futuro di Interporto di Portogruaro, proprio con il progetto di espansione delle infrastrutture ferroviarie, che lo farà diventare un hub cruciale per il Veneto.
Donà aveva evidenziato come il project financing rappresenti un’opportunità cruciale per sviluppare l’interporto, sottolineando la necessità di ampliare i collegamenti ferroviari. Ha annunciato, inoltre, l’aggiunta di un ulteriore innesto Venezia-Portogruaro che andrà ad aggiungersi a quello già esistente Trieste-Portogruaro, dando la possibilità di fare entrate-uscite con molta più facilità, nonché la realizzazione di binari polmone a valle San Stino e Latisana per sostenere tutti i traffici al supporto di RFI. Questo incremento delle capacità logistiche sarà fondamentale per gestire volumi maggiori di merci, aumentando sia le tonnellate che la lunghezza dei treni, oltre alle superfici dedicate alla loro movimentazione.