TRIESTE – I livelli di greggio trasportato dall’oleodotto che parte da Trieste e finisce in Baviera dovrebbero tornare ai livelli pre-pandemia entro il 2023.
L’annuncio oggi a Trieste da parte del presidente SIOT e General manager del Gruppo TAL, Alessio Lilli. L’occasione è stata data dall’incontro promosso dall’azienda sul tema del rapporto tra industria ed energia, con il coinvolgimento dei principali stakeholder,.
«Le nostre previsioni ci dicono che nel 2023 dovremmo tornare a livelli di greggio trasportato pre-pandemia, con 40,5 milioni di tonnellate e 450 petroliere. È un risultato che avremmo potuto centrare anche l’anno scorso – ha ricordato Lilli – ma una delle raffinerie collegate al nostro oleodotto è rimasta per molti mesi fuori servizio. Nonostante questo il 2022 ha fatto segnare 37,2 milioni di tonnellate trasportate, che rappresentano ben due terzi delle merci movimentate dal Porto di Trieste».
Sul tema dell’energia, SIOT-TAL è impegnata nella realizzazione di sette cogeneratori ad elevata efficienza a San Dorligo della Valle (Trieste), Reana del Rojale, Cavazzo Carnico e Paluzza (Udine): «I cogeneratori – ha ribadito il presidente di SIOT – sono tra i principali strumenti per garantire la transizione ecologica. Il gas che li alimenta è una fonte fossile ma ha un impatto macrospicamente inferiore rispetto al gasolio e al carbone. Le valutazioni che abbiamo fatto prima di decidere, quasi tre anni fa, di seguire questa strada ci hanno dimostrato, non smentiti, che l’impatto di emissione CO2 dei cogeneratori sarà inferiore rispetto all’attuale e molto inferiore rispetto alle prospettive, anche in considerazione del fatto che nella attuale struttura energetica italiana è tornato massiccio l’utilizzo di carbone e olio combustibile perché di gas ce n’è poco. Il secondo passo è che i cogeneratori potranno essere alimentati a biometano, un prodotto di residui e scarti di lavorazioni agricole, di sfalci, insomma di quelli che oggi vengono considerati rifiuti e che domani potranno invece generare un circolo virtuoso». La precisazione è stata fatta anche in virtù di alcuni deficit di comunicazione, che , già nei mesi scorsi, hanno fatto partire una serie di proteste da parte dei residenti, proprio contro i nuovi impianti di cogenerazione.
Ad aprire la mattinata dei panel è stato Matteo Pertoldi, giovane neolaureato con il massimo dei voti alla facoltà di Economia dell’Università di Trieste, che negli ultimi mesi ha lavorato con SIOT-TAL proprio sulla tesi di laurea, nella quale è contenuta un’analisi aggiornata dell’impatto economico delle attività dell’oleodotto sul territorio. «Siamo partiti dallo studio realizzato dal MIB Trieste School of Management sul 2018 – ha spiegato Pertoldi – e abbiamo concluso che negli ultimi anni, nonostante la pandemia, il ruolo di SIOT-TAL nel tessuto economico regionale e nazionale è cresciuto sensibilmente. Nel 2021 infatti, anno a cui si riferiscono i dati raccolti, si è registrata una ricaduta economica diretta e indiretta pari a 230 milioni di euro, con un +11,38% rispetto al 2018. In crescita anche la ricaduta occupazionale, passata da 580 posti di lavoro tra azienda e indotto a 687, con una differenza positiva del 18,4%».
Durante la mattinata è intervenuta anche il neoassessore regionale alle Infrastrutture e Territorio, Cristina Amirante: «La strategia della nostra Regione è quella di puntare sul fatto di essere territorio di passaggio e dove l’industria è un elemento fondante della nostra economia. Le infrastrutture sono al centro del tema dello sviluppo per tornare ad essere competitivi e su questo c’è molto da fare. Ad esempio il piano paesaggistico attuale va migliorato sensibilmente per permettere di intervenire nella rigenerazione urbana anche nelle aree industriali. La transizione energetica inoltre passa anche da un ammodernamento della rete elettrica, perché il tema del trasporto dell’energia è cruciale e la nostra rete su questo va sensibilmente migliorata».