TRIESTE – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato il 6 maggio la sospensione delle operazioni militari contro i ribelli Houthi nello Yemen.
Trump ha dichiarato la fine di quella che ha definito una “campagna di pressione decisiva”, iniziata a gennaio. La decisione arriva dopo che il gruppo sciita, sostenuto dall’Iran, ha promesso di interrompere gli attacchi contro le navi mercantili in transito nel Mar Rosso.
Il cessate il fuoco è stato mediato dall’Oman e prevede l’impegno degli Houthi a non colpire navi occidentali o arabe, ad eccezione — hanno dichiarato — di quelle israeliane, escludendo così lo Stato ebraico dalla tregua. Questo dettaglio ha già suscitato preoccupazione tra analisti e armatori: il rischio concreto di escalation selettiva rimane, e con esso l’incertezza sulle rotte commerciali nel quadrante del Canale di Suez.

Dopo mesi di escalation, l’annuncio ha colto di sorpresa la comunità internazionale e l’industria dello shipping, già duramente colpita dal conflitto yemenita. «Gli Houthi si sono arresi», ha dichiarato Trump in conferenza stampa, parlando di una «vittoria della fermezza americana».
Ma la situazione sul campo suggerisce un quadro più complesso. Le principali compagnie di navigazione (tra le quali Maersk, CMA CGM, Hapag-Lloyd e MSC) non hanno ancora ripristinato i transiti regolari nel Mar Rosso, continuando a deviare le navi intorno al Capo di Buona Speranza.
Il Wall Street Journal sottolinea come gli operatori “temano che la promessa Houthi sia una mossa tattica” e che “la regione rimanga ad alto rischio per i traffici internazionali”.

Secondo i dati pubblicati dall’International Monetary Fund (IMF), tra dicembre 2023 e febbraio 2024 il traffico nel Canale di Suez è calato del 42%. Le tariffe di trasporto container sulla rotta Shanghai-Europa sono aumentate del +256%, mentre i tempi di transito via Capo di Buona Speranza hanno allungato di almeno 12-14 giorni le rotazioni delle grandi alleanze marittime.
A essere colpiti non sono solo i flussi tra Asia ed Europa: anche le rotte feeder nel Mediterraneo orientale e i servizi Ro-Ro diretti verso il Medio Oriente hanno registrato cancellazioni o sospensioni.

Per i porti dell’Alto Adriatico, Trieste, Venezia e Capodistria in particolare, la crisi nel Mar Rosso rappresenta un doppio nodo: da un lato, ha confermato l’importanza dei servizi ferroviari diretti dall’Asia via terra, come quelli lungo il Corridoio Cina-Europa o il Middle Corridor; dall’altro, ha messo sotto pressione i tempi di rotazione dei feeder e delle connessioni dirette con il Canale di Suez, rendendo più vulnerabili le catene logistiche regionali basate sul just-in-time.
Nonostante la sospensione delle ostilità, nessuna compagnia ha annunciato un ritorno sistematico nel Mar Rosso. Gli operatori chiedono garanzie operative reali, non solo dichiarazioni politiche. Inoltre, la componente ideologica del conflitto – con gli Houthi che rivendicano la “resistenza a Israele” – alimenta il timore che la tregua possa saltare rapidamente in caso di nuovi scontri a Gaza.