TRIESTE – Il veliero “Jadran”, nave scuola della ex Marina jugoslava, potrebbe essere il nuovo ago della bilancia tra Croazia e Montenegro.
È da tempo l’imbarcazione è conteso tra i due Stati, tornando a far parlare di sé durante l’incontro dei giorni scorsi a Zagabria tra il primo ministro croato Andrej Plenković e il presidente del Montenegro Jakov Milatović. Per Milatovic è stata la prima visita ufficiale in uno stato membro dell’Unione europea dopo essere stato eletto a maggio, tra le sue priorità accelerare il percorso europeo del Montenegro: ecco perché cerca maggiore sostegno da Zagabria. Con le ultime elezioni i croati hanno nuovamente il loro rappresentante nel Parlamento del Montenegro, si tratta di Adrijan Vuksanović. «La Croazia continuerà a difendere costantemente i diritti e la rappresentanza politica dei croati in Montenegro» ha detto Plenković. «Ma ci sono questioni aperte» ha aggiunto, auspicando vengano risolte in uno spirito di buon vicinato e in conformità con il diritto internazionale. C’è una concreta aspettativa di Zagabria anche nella vicenda che riguarda proprio la restituzione della nave scuola Jadran, un veliero immatricolato negli elenchi della flotta dei porti croati fino al 1991, ma conservato in Montenegro, dove giunse nel 1991 per una revisione.
Diplomatica la risposta del presidente montenegrino: «La nave Jadran è di proprietà del Montenegro, ma Podgorica è aperta al dialogo».
Il veliero Jadran è lungo 60 metri, ha tre alberi ed è dipinto di bianco; il suo nome significa “Adriatico”. Fu costruito ad Amburgo, in Germania, e portato nel 1933 nell’allora Regno di Jugoslavia. Il primo porto in cui attraccò nel mar Adriatico fu proprio Teodo (Tivat, Bocche di Cattaro) – un’altra delle ragioni per cui il Montenegro sostiene che la nave debba restarci – ma poi fu spostato in Croazia, dove fu impiegato anche come nave scuola per gli allievi dell’accademia navale.
Nel corso della sua storia – spiegano gli esperti di storia navale – fu usato dalle marine di otto diversi Paesi, tra cui quella italiana, che lo requisì durante la Seconda guerra mondiale, lo rinominò Marco Polo e lo usò come propria nave scuola. Successivamente passò nelle mani tedesche, e alla fine della guerra si trovava a Venezia in cattive condizioni: galleggiava appena e fu anche usato come ponte in uno dei canali della città. Nel 1946 fu restituito alla Jugoslavia (più precisamente alla Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia) e le fu ridato il vecchio nome.
Da allora e quasi fino alla dissoluzione della Jugoslavia rimase attraccato nel porto di Spalato, motivo per il quale la Croazia ritiene che le appartenga. Ora si trova in Montenegro, dopo il trasferimento per riparazioni alla fine degli anni ‘90, rimandoci a causa dello scoppio della guerra tra le repubbliche jugoslave. Quando i conflitti finirono, i paesi balcanici firmarono un accordo secondo cui tutti i mezzi e le attrezzature militari sarebbero rimasti nei Paesi in cui si trovavano in quel momento. Per questo, il Montenegro (che allora faceva ancora parte della Serbia) si tenne lo Jadran, e oggi non intende “restituirlo” alla Croazia. Tuttora il veliero è una nave militare montenegrina, ha un suo equipaggio e viene ancora usata come nave scuola. Nel 2013 è stata sottoposta a un grosso restauro in modo che potesse continuare a essere usata per la navigazione. Del veliero si era parlato nei giorni scorsi anche al Forum strategico di Bled in Slovenia.