TRIESTE – Se non era un allarme, poco ci manca. Il tema era quello della tanto nominata transizione ecologica e il presidente di Siot (Società Italiana per l’Oleodotto Transalpino), Alessio Lilli, ha riportato tutti coi piedi per terra in relazione ai costi.
«Entro 10 anni a Trieste si sbarcheranno 20 milioni di tonnellate in meno di greggio». Non uno scenario ipotetico, ha spiegato Lilli, ma qualcosa destinato a diventare realtà: solo questione di tempo. La corsa verso la decarbonizzazione avrà le sue conseguenze, anche per il Porto di Trieste. Lo scalo del Friuli Venezia Giulia è il primo porto d’Italia in quanto a tonnellate di merce, proprio grazie al petrolio greggio di Siot, società del Gruppo Tal. Una realtà che procura al territorio riscontri economici di tutto rispetto, con ricadute che un recente studio della Siot ha calcolato intorno ai 200 milioni di euro l’anno.
«Tra 10 anni, il porto avrà sviluppato qualche alternativa?» ha chiesto oggi Lilli alla platea del panel ricompreso nel programma del Barcolana sea summit. La serie di incontri è stata organizzata nell’ambito della Barcolana, la regata velica più partecipata al mondo che – meteo permettendo – si terrà a Trieste domenica 10 ottobre.
“Innovare i porti per innovare le città” era il tema scelto stamattina per discutere di nuove fonti energetiche con la partecipazione, oltre allo stesso Lilli, di Zeno D’Agostino (presidente Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale), Paolo Emilio Signorini (presidente Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale), Vincenzo Vitale (Direttore marittimo FVG), Cristian Acquistapace (Gruppo Snam), Maurizio Maresca (presidente Alpe Adria) e Roberto Gasparetto (ad AcegasApsAmga-Gruppo Hera).
Proprio dando seguito all’intervento di Gasparetto, Alessio Lilli, anche general manager del Gruppo TAL, ha evidenziato una proposta, peraltro già esaminata dall’Università di Trieste, in tema energetico e relativa alle navi che ormeggiano nel porto di Trieste.
«Si parla tanto di elettrificazione delle banchine, ma sento poco parlare della questione in termini biunivoci. Le navi, si è detto, possono consumare fino a 1/6 della produzione della città. Ma possono anche produrla questa energia. Dobbiamo immaginare le navi come centrali elettriche – ha detto Lilli- che arrivano nei nostri porti». Ai costi attuali, ha aggiunto il manager, è difficile immaginare che le navi comprino energia quando sono in banchina. Il gasolio è ancora molto conveniente. «Ma – ha concluso lilli – può convenire alla nave fornire energia, specie nei momenti di picco».