TRIESTE – L’Autorità di sistema portuale ha approvato il progetto per lo spostamento e la sistemazione dell’Ursus su un piazzale dell’Arsenale San Marco.
L’incedere del tempo e della corrosione delle strutture già notevolmente ammalorate sembrano non lasciare spazio ad altre decisioni, poiché esiste il rischio di affondamento della storica gru galleggiante, oggi ormeggiata a due passi dalla Torre del Lloyd, sede dell’Authority.
Il pontone ha quindi la necessità e l’urgenza di trovare posto a terra per essere salvaguardato dall’aggressività dell’ambiente marino; per questo è stato progettata
la preparazione delle aree a terra con un apposito basamento, in grado di assicurare un appoggio stabile all’Ursus, l’alaggio alla vicina banchina, nonché allo spostamento tramite carrelloni SPMT (Self-propelled modular transporter) e il rizzaggio mediante l’uso di tiranti.
Il costo complessivo dell’appalto è di 1,52 milioni di euro, che arrivano dopo la pubblicazione – senza successo per mancanza di offerte – delle gare per l’intervento di restauro dello scafo e delle sovrastrutture del galleggiante.
La movimentazione dell’Ursus si dividerà in sei fasi: predisposizione del piano di appoggio e delle vie di transito dei carrelli, mobilizzazione dell’attrezzatura necessaria (sia a terra che in mare), trasporto marino del pontone fino al punto di sbarco a terra, sbarco a terra del pontone e posizionamento dello stesso, smobilizzo delle attrezzature impiegate per lo spostamento e messa in sicurezza dell’area di stazionamento definitivo.

L’Ursus è stato impostato nel 1914, quando a Trieste l’Impero asburgico controllava lo Stabilimento Tecnico Triestino, con lo scopo di collocare i motori e i cannoni all’interno delle navi da guerra. In realtà, la costruzione si concluse negli anni ’30 del secolo scorso, quando la portata (inizialmente di 300 tonnellate a 70 metri) fu ridotta a 150 tonnellate. All’Arsenale triestino San Marco l’Ursus fu impiegato per la costruzione delle più grandi navi realizzate dal cantiere, comprese le costruzioni speciali come il Castoro 2 della Saipem. Il pontone, realizzato completamente in acciaio, è dotato di gru di sollevamento di oltre 70 metri (con impianto elettrico) e quando era in funzione poteva muoversi autonomamente grazie a due motori diesel.
L’importanza del manufatto (stessa tecnica costruttiva della Tour Eifell) ha fatto decidere le istituzioni per un suo recupero.