TRIESTE – L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha scritto ai presidenti di Camera e Senato (oltre che alla presidente del Consiglio dei ministri) per proporre una modifica alla legge che limita l’autoproduzione nei porti italiani.
Non è la prima volta che l’Antitrust tratta la questione con il Parlamento e in questo caso, intende “rimarcare la portata anti-competitiva della norma introdotta dall’articolo 199-bis del d.l. n.34/202058”. La norma, secondo l’Authority (introducendo i commi 4-bis e ter all’articolo 16 della legge n. 84/1994), ha limitato gravemente il diritto all’autoproduzione delle operazioni e dei servizi portuali, rendendola “un’opzione meramente residuale per i vettori marittimi, possibile solo laddove nel porto di attracco non vi siano le necessarie attrezzature o maestranze”. La segnalazione al Parlamento, inoltre, evidenzia come la stessa normativa subordini il ricorso all’autoproduzione a una serie di “gravosi requisiti”, tra i quali il possesso da parte del vettore marittimo di personale idoneo “aggiuntivo”, rispetto all’organico della tabella di sicurezza e di esercizio della nave. Il personale, inoltre, deve essere “dedicato esclusivamente” allo svolgimento di tali operazioni. La necessità di personale aggiuntivo comporta costi supplementari per il vettore, che rischiano di rendere antieconomico – sempre secondo la tesi dell’Antitrust – il ricorso all’autoproduzione delle operazioni e dei servizi portuali.
Per questo motivo, l’Autorità suggerisce di modificare la norma per sostenere la competitività dei porti italiani, anche rispetto ai porti limitrofi di altri Stati, nei quali è possibile fare ricorso all’autoproduzione con maggiore libertà, “fornendo altresì ulteriori stimoli all’efficienza dei gestori dei servizi portuali”.

In particolare, si propone di sostituire il comma 4-bis dell’articolo 16 della legge n. 84 del 1994 con il seguente:
– “4-bis La nave è autorizzata a svolgere le operazioni in regime di autoproduzione a condizione che:
a) sia dotata di mezzi meccanici adeguati;
b) sia dotata di personale idoneo;
c) sia stato pagato il corrispettivo e sia stata prestata idonea cauzione.

Decisamente contraria alla propoista la Filt Cgil. «L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ancora una volta tenta di intervenire a gamba tesa sul settore della portualità, provando nuovamente a minare l’attuale norma che regolamenta l’autoproduzione delle operazioni portuali» afferma in una nota il segretario nazionale della Filt Cgil, Amedeo D’Alessio. Il sindacato auspica che la segnalazione dell’Antitrust non venga presa in considerazione dal Governo.
Secondo il dirigente nazionale della Filt Cgil, «… risulta davvero incomprensibile come l’Autorità non abbia minimamente analizzato i reali pericoli per l’integrità del principio della concorrenza e quali siano le vere distorsioni che possono mettere in pericolo l’aspetto pubblicistico e l’interesse generale del nostro sistema portuale. La norma attuale sull’autoproduzione tutela la sicurezza dei lavoratori portuali e marittimi, evitando che si diffondano forme di concorrenza sleale tra le imprese o vere pratiche di dumping sociale e salariale».
Sempre secondo il segretario nazionale di Filt Cgil, l’Antitrust va oltre e dichiara sbagliato limitare lo scambio di personale tra le diverse aree demaniali, previsto dall’articolo 18 della legge 84/94, proponendone la cancellazione con una modifica che, al contrario, incentiverebbe situazioni di monopolio e cartelli tra imprese attraverso il controllo, dello stesso soggetto all’interno del porto, di intere fette di mercato.
«Il mercato regolato dei porti – spiega D’Alessio – risulta l’elemento imprescindibile per un corretto funzionamento del sistema logistico portuale poiché non permette che singole società condizionino le tariffe e i prezzi al consumo ad esclusivo appannaggio dei propri interessi e a discapito di tutti, a partire dai lavoratori. Ci chiediamo, pertanto, se sia davvero utile al Paese un’Autorità che anziché regolare il mercato ne facilita la deregolamentazione senza minimamente occuparsi delle posizioni dominanti che si stanno già configurando non solo nel settore marittimo e portuale».
«Si accantoni la segnalazione dell’Antitrust e si apra una discussione – chiede infine il segretario nazionale della Filt Cgil – sui vari temi che necessitano di un approfondimento a partire dalla più volte annunciata riforma della portualità, altrimenti saremo pronti ad attivarci in tutte le sedi ed i tutti i modi consentiti al fine di tutelare il mondo del lavoro regolato dei porti».