TRIESTE – Il blocco del porto di Shanghai rallenta la catena logistica e rischia di avere conseguenze pesanti anche sulle imprese locali.
L’allarme, che si somma a quelli lanciati nelle scorse settimane per altre situazioni critiche, arriva da Confindustria Udine. In Cina il governo sta mantenendo una linea anti-Covid durissima, con un lockdown che ha bloccato in casa 25 milioni di persone a Shangai. Queste misure hanno provocato un ingorgo di proporzioni gigantesche al locale porto, il principale scalo marittimo cinese e il più grande porto commerciale del mondo, dove ogni anno transitano circa 47 milioni di Teu.
Fra le oltre 500 navi mercantili attualmente ferme davanti alla costa di Shanghai a decine sono cariche di metalli raffinati e altre sono in attesa di caricare materiali pronti per la distribuzione commerciale. I ritardi nelle consegne cominciano ad essere imprevedibili e stanno impedendo sia alle imprese di rispettare i termini di consegna dei beni lavorati o dei componenti che agli esercizi commerciali di avere alcune merci da esporre in vendita” scrive Confindustria Udine in una nota stampa.
A titolo di paragone, si spiega ancora, durante il lockdown del 2021, la “coda” di navi dentro e fuori il porto di Shanghai non era mai salita oltre quota 200 e per questo si temono conseguenze ben più forti sul commercio mondiale rispetto a quelle viste nel recente passato se le autorità cinesi non allenteranno le restrizioni imposte dalla politica del cosiddetto “Covid zero”.
“Tutta la logistica delle merci è fortemente rallentata; le maggiori criticità riguardano le operazioni di carico e scarico, le necessarie formalità burocratiche ma anche il trasporto via terra. Agenzie di stampa riferiscono che i permessi per i camion che entrano ed escono nell’area portuale – prosegue Confindustria – hanno una durata di appena 24 ore, ma l’attesa per gli autisti si protrae spesso oltre le 40 ore complicando l’intera catena distributiva. L’intera logistica mondiale, già provata dalla pandemia e dai più recenti effetti negativi prodotti dal conflitto russo-ucraino, dunque, sta soffrendo per questa ennesima, pesante strozzatura, seppur, auspichiamo, temporanea, con treni che partono dai porti degli altri continenti mezzi vuoti, e prezzi dei container e dei trasporti che salgono e scendono non più secondo la classica legge della domanda e dell’offerta, ma in base a logiche imprevedibili, legate prima di tutto alla loro semplice disponibilità”.
Secondo l’associazione che raggruppa i maggiori produttori del Friuli, gli effetti del blocco del porto di Shanghai saranno evidenti tra circa 40 o 50 giorni, periodo corrispondente al tempo medio di percorrenza di un container che da Shanghai deve arrivare nei porti più occidentali. È praticamente impossibile quantificare eventuali danni economici – diretti e indiretti, immediati e a medio termine – generati da questo nuovo fronte di sofferenza sul versante della logistica, ma per comprendere cosa c’è potenzialmente in ballo, a livello nazionale e territoriale, basta ricordare alcuni dati sull’interscambio commerciale con la Repubblica Popolare Cinese, tenendo conto che la quota preponderante delle merci che compriamo e vendiamo in Cina viaggia via nave e che il porto di Shanghai è il principale scalo marittimo interessato da tali flussi di merci.
La Cina per l’Italia rappresenta il nono partner commerciale per valore di beni esportati e il terzo per beni importati. Nel 2021, secondo le elaborazioni dell’Ufficio Studi di Confindustria Udine, le esportazioni italiane in Cina, rispetto all’anno precedente, sono aumentate del 22,1% (passando da 12.851 a 15.691 milioni di euro) e del 21% rispetto al 2019. Le importazioni, invece, sono cresciute del 19,4%, da 32.256 a 38.525 milioni di euro. La principale voce di esportazioni sono i macchinari, +12,9% la variazione tendenziale nel 2021 (da 3.777 a 4.265 milioni di euro).
La Cina per il FVG rappresenta il 14° partner commerciale per valore di beni esportati ed il terzo per beni importati. Nel 2021 le esportazioni del FVG in Cina, rispetto all’anno precedente, sono diminuite del -2%, passando da 418 a 368 milioni di euro. Erano 425 nel 2019. Le importazioni sono cresciute del 26%, da 547 a 690 milioni di euro (erano 556 nel 2019, +24 21/2019). La principale voce di esportazioni sono i macchinari, -15,2% la variazione tendenziale nel 2021 (da 277 a 240 milioni di euro).
I principali prodotti importati nel 2021 sono macchinari (+20,6%, da 137 a 165 milioni di euro), computer e prodotti di elettronica (+12,6%), apparecchiature elettriche (+46,6%).
“Questo lockdown in Cina sta già avendo un impatto significativo sulle supply chain globali. Se non verrà presto rimosso, nel breve termine si prevede un rallentamento della domanda di trasporto. Quando la situazione tornerà, sperabilmente, alla normalità si tornerà a vedere una spinta improvvisa verso l’alto delle spedizioni e, conseguentemente, delle tariffe per i trasporti via mare. Extracosti che, come ormai siamo abituati, finiranno inevitabilmente per gravare sulle nostre imprese manifatturiere” conclude Confindustria.