TRIESTE – Un altro tassello del “sistema Trieste” è stato collocato nei giorni scorsi con un’ordinanza dell’Autorità portuale per regolamentazione il “titolo di accesso” al porto per i mezzi pesanti del traffico Ro-Ro.
Si tratta, di fatto, della formalizzazione e adeguamento di un sistema che si è rivelato vincente per risolvere il problema legato all’aumento del traffico Ro-Ro e al conseguente riversamento di camion sulla viabilità cittadina. Autorità portuale e soggetti interessati hanno trovato una soluzione, adottata già negli anni scorsi in via sperimentale, per adibire alcune aree all’accoglimento dei mezzi pesanti, che poi raggiungono il porto solo al momento dell’imbarco. Le “Authorized Buffer Area – A.B.A.” sono aree private ma gestite assieme al pubblico.
La nuova ordinanza nasce dall’esigenza di integrare il “titolo di accesso al porto” per i camion, integrando così nel sistema anche la parte doganale e non solo quella logistica.
Alla base di tutto il Port community system-Sinfomar: strumento informatico per la gestione degli imbarchi e degli sbarchi dei mezzi o delle merci in arrivo e in partenza dal porto di Trieste, e più specificatamente dai suoi Punti Franchi.
Una soluzione passata quasi sotto silenzio nel corso degli anni, ma di grande impatto per eliminare parte dei problemi causati dalla crescita del porto.
«È stato portato avanti un lavoro di grande coordinamento tra i soggetti interessati: Prefettura, Polizia stradale, Anas, Vigili del Fuoco, Dogana, Guardia di Finanza e altri ancora. Le istituzioni hanno capito che questo modello aiuta il sistema. Solo coinvolgendo tutti si possono raggiungere questi risultati. Si tratta di un ottimo sistema per l’utilizzo delle aree retroportuali» spiega il Segretario generale dell’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico orientale, Vittorio Torbianelli.
Tutto nasce nel 2012 con un’ordinanza servita proprio per regolamentare il traffico dei camion destinati ai Ro-Ro dell’Autostrada del mare con la Turchia. L’improvvisa impennata aveva causato forti disagi alla viabilità di accesso al porto e in qualche caso alla città.
La prima area utilizzata per accogliere i camion in attesa di imbarco – e ancora oggi fondamentale – era stata quella dell’Interporto di Fernetti alle porte di Trieste.
Poi un ulteriore aumento di traffico e la necessità di implementare la gestione fra terminalista e trasportatore. Dal 2017 (dopo l’istituzione del 2016 del Sinfomar), l’ Authority aveva deciso di prendere in mano la situazione e gestire la situazione.
E qui entra in gioco Porto Trieste Servizi, società “in house” dell’Autorità di sistema portuale, che ha iniziato a gestire viabilità, prima per i Ro-Ro e poi anche per altri carichi, in rete con altri soggetti interessati. Esaurita la capacità di Fernetti, nel 2018 si è istituita la prima area buffer nel Park Malaspina (Canale navigabile di Zaule), alla quale sono seguite altre aree. Nel corso del 2019 l’interno del porto cambia aspetto: ridotte le congestioni dei parcheggi e avvio di un revamping delle aree esterne.
Nel 2019-2020 arrivano le prime “aree buffer” su iniziativa degli operatori. Parte una fase sperimentale che porta a sette “aree buffer” con diverse attività. Oggi Pts gestisce la programmazione e il coordinamento del traffico, raccoglie informazioni e gestisce i flussi, tenendo conto che la situazione si è complicata con l’avvio dell’attività della Piattaforma logistica.
«Oggi il privato lavora in autonomia imprenditoriale ma dentro a uno schema. Inoltre, sono previsti ulteriori sviluppi per migliorare l’organizzazione» spiega il Segretario Torbianelli.
«I costi di gestione delle aree sono a carico dei privati ma il sistema informatico e Pts sono tenuti in piedi da fondi pubblici. Innovazione significa anche comprendere quali sono le funzioni nuove che l’ente pubblico può avere rispetto a vent’anni fa. È un servizio pubblico che dà molto valore all’intero sistema. Andiamo avanti con programmazioni che in futuro prevedono anche collaborazioni transfrontaliere» annuncia Torbianelli.