TRIESTE – Difficile capire quanto a lungo si protrarrà la situazione, ma tre delle maggiori compagnie di navigazione, MSC, Maersk e Hapag Lloyd hanno deciso di non far transitare le proprie navi nel Canale di Suez.
L’annuncio è arrivato dopo i numerosi attacchi dei quali sono state vittime numerose unità che transitavano nella parte meridionale del Mar Rosso, da parte dei ribelli Houthi dello Yemen.
In queste ore, inoltre, gli Usa stanno valutando di metter in moto una task force che garantisca i traffici commerciali in quelle zone. L’operazione potrebbe avvenire in ambito Nato, ragion per cui pare siano state richieste navi da guerra europee per presidiare le zone di mare più esposte.
Il Canale di Suez, che nel mese di novembre ha registrato un +10% di transiti, è fondamentale per collegare il Far Est all’Europa, ma anche come passaggio per le unità che raggiungono poi il Nord America attraversando lo stretto di Gibilterra.
MSC è l’ultima in ordine di tempo a prendere questa decisione, dopo l’attacco subito ieri dalla MSC Palatium III (operata però dalla Ignazio Messina) al largo dello Yemen mentre navigava verso Sud, ora ancorata a Gibuti dopo aver spento l’incendio a bordo divampato a causa dell’attacco con missili e alla MSC Alanya.
Solo ieri la decisione di non attraversare più il Mar Rosso, dirottando quindi alcuni servizi verso il Capo di Buona Speranza, era stata presa da Maersk e Hapag Lloyd in conseguenza di due attacchi ad altrettante unità delle rispettive flotte.
Anche la Marina inglese è impegnata a ridurre i rischi degli attacchi Houthi (due droni sono stati abbattuti in questi giorni lungo le rotte nei pressi dello Yemen).
L’attenzione ora si sposta sulle possibili ripercussioni che l’allungamento delle rotte potrebbe avere sui costi e più in generale sulle catene di approvvigionamento globali. Doppiare il Capo di Buona Speranza (Sudafrica), infatti, significa aggiungere almeno sette giorni ai transit time dei vari servizi marittimi.
Gli attacchi dallo Yemen, che potrebbero anche aver dato nuova vita alla pirateria al largo della Somalia, sono iniziati in realtà fin dal 2016, e si sono intensificati nelle scorse settimane quando gli Houthi hanno dichiarato pubblicamente di voler sostenere la causa arabo-palestinese dopo lo scoppio della guerra nella striscia di Gaza.