TRIESTE – Più sicurezza sul posto di lavoro, manodopera specializzata e inizio operatività nel 2029. Philip Sweens Ceo di HHLA International e vicepresidente di HHLA PLT Italy illustra l’iter verso il nuovo terminal container al porto di Trieste.
La recentissima presentazione dello Studio preliminare al ministero dell’Ambiente, infatti, ha riportato agli onori delle cronache il progetto del nuovo terminal container sul futuro Molo VIII. Due diverse ipotesi progettuali, ma anche la preoccupazione per uno scarso impatto occupazionale, così come le incertezze sull’origine del traffico, rappresentano le criticità di un progetto potenzialmente in grado di far crescere in maniera decisa lo scalo internazionale del Friuli Venezia Giulia, con ricadute economiche importanti sull’intero territorio di riferimento. Con una serie di risposte senza fronzoli, Sweens prova a fugare i dubbi sull’iter dell’operazione.

Le nuove ipotesi di progetto sono accomunate dalla scarsa ricaduta occupazionale dovuta all’automazione nelle aree operative. È possibile fare una previsione sul totale degli occupati nella prima fase di attività del terminal?
«Da quando ha avuto inizio la sua operatività in Italia tre anni fa, HHLA PLT Italy ha già creato nuove opportunità di impiego per 175 persone. HHLA si propone l’obiettivo di sviluppare il suo terminal HHLA PLT Italy nel più moderno e sostenibile hub dell’Adriatico. A tal fine, HHLA prevede di investire ulteriormente nei prossimi anni, soprattutto in strutture automatizzate all’avanguardia. In questo periodo di espansione, aumenterà anche il numero di dipendenti in modo continuativo. L’automatizzazione sarà un processo graduale e richiederà personale altamente qualificato così come operai specializzati. Inoltre, l’introduzione dell’automazione aumenterà gli standard di sicurezza durante le operazioni rispetto a un terminal tradizionale e ridurrà significativamente l’impatto ambientale».

Quali saranno le tempistiche perché il nuovo terminal container possa essere operativo, tenendo conto dell’iter burocratico relativo a progettazioni e autorizzazioni?
«HHLA PLT Italy sta pianificando un avvio graduale delle operazioni, con il primo ormeggio in grado di gestire grandi navi che sarà pienamente operativo entro il 2029. È stata presa in considerazione una durata ragionevole dei processi di pianificazione e autorizzazione necessari».

Tra le due ipotesi presentate nello studio inviato al ministero, alcuni rumors portuali indicavano il BOX BAY come poco probabile a causa dei costi e dell’impatto ambientale. Corrisponde al vero?
«Finora non è stata presa alcuna decisione, in merito a questo aspetto».

Una volta approvato il progetto, resta la questione del Piano industriale (non disponibile al pubblico). Quanto si prevede di movimentare nel primo anno di attività?
«Le questioni commerciali sono riservate e non vengono comunicate da HHLA PLT Italy».

Da dove arriveranno i container, si tratta di nuovo traffico o in buona parte di una ridistribuzione di quello già in qualche modo presente in Alto Adriatico?
«HHLA PLT Italy prevede una forte crescita dei volumi potenziali nell’Alto Adriatico nei prossimi anni e, di conseguenza, la necessità di fornire capacità aggiuntiva per assorbire il traffico previsto».

Temete la concorrenza del porto di Fiume che entro un paio d’anni vedrà realizzato il nuovo terminal container di Maersk con una previsione di 500mila Teu l’anno?
«No»