TRIESTE – Aumento delle competenze e riqualificazione come investimento sul capitale umano. Con questi due obiettivi la Regione Friuli Venezia Giulia intende riprogettare le filiere formative, soprattutto nel campo dell’economia del mare, considerato uno degli asset più importanti dello sviluppo economico.
Questo, in sintesi, il messaggio che l’assessore regionale al Lavoro, formazione, istruzione, ricerca, Alessia Rosolen, ha portato ieri all’evento “Capability blue hub Fvg – guardare al futuro per agire oggi” promosso dal Cluster del Mare e dalla Regione quale momento di confronto sulle professioni legate all’economia marittima e sui relativi percorsi formativi.
Il progetto pilota si pone l’obiettivo di coordinare il sistema formativo e scolastico regionale per il settore della Blue economy e coinvolgere enti d’istruzione superiore, imprese, enti di ricerca e università. I risultati del progetto saranno esposti a luglio, mentre proseguono i tavoli di confronto per l’individuazione e creazione delle competenze necessarie alle professioni del mare, di cui l’appuntamento di ieri è stato una tappa fondamentale rivolta specificamente alle imprese.
Per l’assessore il punto centrale del progetto è la creazione di filiere formative che siano attrattive per i giovani già dall’anno scolastico 2025-2026 e che abbiano negli Its uno dei propri riferimenti all’interno dei percorsi di istruzione.
L’apertura dei lavori è stata affidata a Maria Cristina Pedicchio, presidente del Maritime Technology Cluster Fvg, che ha indicato nell’economia blu una delle priorità delle politiche europee e uno dei temi principali di attenzione per Stato e Regione. Grazie ai fondi Pnrr sono state attivate diverse iniziative, tra cui il progetto iNest che si sviluppa a Trieste e nell’Alto Adriatico. Il Cluster supporta in particolare le imprese che vogliono partecipare al bando da poco pubblicato sul sito dell’Università di Trieste.
Come è stato ricordato, entro cinque anni un quarto degli attuali lavori non esisteranno, mentre il 75% dei lavori richiesti tra dieci anni sono ad oggi sconosciuti: un dato che condiziona la formazione delle competenze, che non possono che essere molteplici e trasversali.
L’evento è proseguito con gli interventi di esperti del settore e con tavoli tecnici di orientamento e progettazione che hanno coinvolto anche i rappresentanti delle imprese di settore. L’economia marittima in Italia vale circa 143 miliardi di euro tra componente diretta e indiretta e rappresenta circa il 9% del valore aggiunto dell’intera economia nazionale, con oltre 914mila addetti in ben 228mila imprese.