TRIESTE – Non solo le opere a servizio del porto di Trieste, ma anche quelle in grado di far viaggiare i treni lungo i tratti regionali dei Corridoi europei, per garantire una capacita fino a 25.000 treni l’anno.
È questo l’obiettivo degli accordi che vede la prosecuzione di un input che l’Autorità di sistema portuale ha già fornito negli anni scorsi e che vede nei collegamenti ferroviari uno dei maggiori punti di forza dello scalo di Trieste, a breve anche di Monfalcone, e del sistema logistico regionale del Friuli Venezia Giulia.
Se ne è parlato ieri al Propeller Club di Trieste, con Carlo De Giuseppe (Direttore commerciale Nord Est di Rfi), Paolo Crescenzi (Responsabile Direzione infrastrutture ferroviarie e stradali di Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico orientale), Maurizio Cociancich (amministratore delegato di Adriafer) e Giovanni Longo (docente di Ingegneria dei Trasporti all’Università di Trieste).
Anche sui collegamenti ferroviari, infatti, si baserà la competitività che il porto di Trieste continuerà ad avere nei confronti del porto sloveno di Capodistria (che sta investendo pesantemente sulla linea di uscita ed entrata dallo scalo), così come di quello croato di Fiume, peraltro in ritardo sul tema delle infrastrutture ferroviarie.
Una vera e propria rivoluzione è attesa nel prossimo biennio per quanto riguarda le opere a servizio dei terminal al porto di Trieste, così come spiegato ieri dall’ingegner
Crescenzi, ricordando le ingenti risorse a disposizione. Si tratta di 180 milioni di euro per la Stazione di Campo Marzio (dedicata al porto), di altri 180 milioni per la Stazione di Servola (ex stabilimento siderurgico con aree dedicate al futuro Molo VIII), di 20 milioni per la nuova Stazione di Aquilinia (zona industriale di Trieste) e di altri 15 milioni per i raccordi con le aree limitrofe. Oltre ad altre poste di bilancio per interventi “minori”.
L’Autorità portuale sta per diventare Gestore dell’infrastruttura, e se ne gioveranno la sicurezza delle manovre, la formazione continua per il personale impiegato e l’interoperabilità. Una volta terminata l’esecuzione dei progetti, si avrà una riduzione tempi di manovra del 57%, una riduzione dei costi di manovra del 20% e la circolazione integrata fra banchina e linea principale. La gran parte degli interventi dovrebbe essere conclusa entro il 2026.
Per sostenere un traffico ipotetico fino a 25.000 treni (nel 2022 sono stati poco più di 9500), si provvederà anche ad integrare il Comprensorio ferroviario, a collegare i nodi sistema ed a gestire l’infrastruttura regolamentando la circolazione.
Interventi decisivi sono previsti anche al porto di Monfalcone (dal 2019 parte della stessa “famiglia”): grazie ad un accordo con la Regione Friuli Venezia Giulia e alla nomina di un Gestore unico (Adriafer), si vuole garantire una capacità di 3000 treni/anno. Il tutto a supporto delle richieste degli operatori, che prevedono traffici in crescita decisa.
Le novità non finiscono nei limiti del porto, come ha ribadito l’ingegner De Giuseppe, dopo avere confermato le recenti dichiarazioni rilasciate ad Adriaports proprio in merito alle opere prioritarie per il prossimo biennio. Proprio i lavori di Rfi sulle linee regionali, serviranno a garantire che non ci siano “colli di bottiglia” per i treni in procinto di entrare o di uscire dal Porto di Trieste.
Un parte importante in seno allo sviluppo ferroviari la sta giocando Adriafer, società al 100% controllata dall’Authority, che è passata dal rischio di chiusura a superare il centinaio di dipendenti. «Siamo l’interfaccia con il cliente e anche per questo – ha sottolineato l’ad Maurizio Cociancich – ci siamo concentrati sullo sviluppo di una serie di servizi ancillari al core business: dall’affitto agevolato di carri alla loro manutenzione». Quindi non più solo manovra interna e poi servizi da impresa ferroviaria, ma anche un futuro più articolato per la società triestina.
«È fondamentale ragionare in un’ottica di sistema» ha spiegato il professor Giovanni Longo, ordinario di Ingegneria dei Trasporti all’Università di Trieste, raccontando il il contributo del mondo scientifico all’intera operazione, con analisi e simulazione della circolazione ferroviaria, anche per ipotizzare il numero di treni che serviranno il porto di Trieste.
«La serata ha mandato un messaggio fortemente positivo. Sia per ciò che è stato fatto, ma anche per quanto è in corso di attuazione. Le tempistiche obbligate del Pnrr, ci consentiranno di essere competitivi con i porti vicini. Senza contare – ha commentato il presidente del Propeller di Trieste, Fabrizio Zerbini – che una parte dei traffici si sta muovendo verso Sud, anche a causa dei problemi di fondali per l’abbassamento del livello dei fiumi che ospitano alcuni porti del Nord Europa».