TRIESTE – Scendono a 321 (dalla prima ipotesi di 450) gli esuberi per Wartsila Italia, conseguenti allo stop della produzione di motori allo stabilimento di Trieste.
Questo uno dei risultati della trattativa in corso al ministero delle Imprese e del Made in Italy dopo la decisione dei mesi scorsi da parte del colosso finlandese. L’altra novità riguarda la promessa di 50 milioni di investimenti (in tre anni) per ricerca e sviluppo, dedicati ai motori “green”.
Secondo Wartsila, sarebbero una ventina le imprese interessate a rilevare lo stabilimento di Bagnoli della Rosandra, cinque delle quali a respiro internazionale.
Nel frattempo il Gruppo ha pubblicato i dati di bilancio del 2022, dai quali si evince la conferma di 35 milioni di euro di “risparmio” derivanti proprio dal taglio della produzione nello stabilimento di Trieste. La decisione di centralizzare la produzione di motori a 4 tempi a Vaasa (Finlandia) porterà quindi minori costi entro il 2025.
Wartsila ha chiuso l’anno con un risultato operativo negativo per 26 milioni (+339 milioni nel 2021). Nel bilancio è stata contabilizzata la svalutazione di 90 milioni legata alla chiusura della produzione a Trieste.
Un primo commento arriva dalla senatrice Pd Tatjana Roic, eletta in Friuli Venezia Giulia: «Chiediamo al Governo di esprimere una volontà più determinata a trovare le soluzioni che sono state chieste e prospettate ancora mesi fa, perché il tempo passa inesorabilmente, ci sono famiglie da tutelare e l’indotto si dissangua. Non sarebbe accettabile se il Governo si rassegnasse ad accompagnare le decisioni di Wartsila. La reindustrializzazione del sito è l’unica strada per evitare la perdita non solo di posti di lavoro ma di una capacità produttiva che è stata ripetutamente definita strategica per il Paese. Il Governo si comporti di conseguenza, perché in questi mesi non sembra davvero che siano stati fatti passi avanti. Il passaggio al retrofit, dalla produzione alla manutenzione, non è una soluzione che può riguardare l’impianto e le sue competenze».