TRIESTE – E’ stato avviato l’iter che chiederà alla Commissione europea di riconoscere le aree del Porto Franco Internazionale di Trieste come extradoganali rispetto al resto del territorio italiano.
Una risoluzione in tal senso è stata presentata nei giorni scorsi al Senato da Tommaso Nannicini, senatore ed economista, che ha chiesto di informare della questione anche il Governo. Nel merito è intervenuto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Vincenzo Amendola, proprio per esprimere la posizione favorevole del Governo sullo schema di risoluzione. Amendola ha spiegato come si ritiene che la proposta di modifica del all’articolo 4 del regolamento (UE) n. 952/2013, finalizzata a mutare l’attuale status doganale del Porto Libero di Trieste da “regime di zona franca europea” a quello di “luogo escluso dal territorio doganale dell’UE”, appare in linea con l’Allegato VIII del Trattato di pace tra l’Italia e le potenze alleate e associate, firmato a Parigi il 10 febbraio 1947. Nel Trattato, infatti, si contempla la creazione del Libero Porto di Trieste, sottoposto alle autorità del Libero Territorio di Trieste e caratterizzato da un peculiare regime di libera circolazione di merci e servizi senza il pagamento di oneri doganali (extradoganalità).
L’esame delle possibili iniziative legislative della Commissione europea sulla delimitazione del territorio doganale dell’Unione europea ha consentito di approfondire la normativa che regola la materia doganale in via generale e che disciplina le specificità riconosciute allo stato attuale e che potrebbero essere riconosciute in futuro. In tale contesto si inserisce, per quanto riguarda l’Italia, oltre al caso di Livigno e di Campione d’Italia, quest’ultimo recentemente ricompreso nel territorio doganale UE, anche la questione del Porto franco di Trieste, nei suoi aspetti normativi europei e internazionali.
Su sollecitazione del Consiglio della Regione Friuli Venezia Giulia e di alcune associazioni di categoria, si è profilata l’ipotesi di intervenire presso le competenti autorità nazionali e dell’Unione europea, per promuovere e sostenere la piena attuazione delle previsioni giuridiche inerenti al regime di extraterritorialità doganale dei Punti franchi del porto di Trieste. A tal fine, l’8 giugno scorso, la Commissione ha svolto le audizioni di rappresentanti di Confetra Friuli Venezia Giulia, del presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia e di rappresentanti dell’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico orientale.
Oggi il Punto franco di Trieste è inquadrato nel regime delle zone franche di cui agli articoli 243 e seguenti del regolamento (UE) n. 952/2013, ma si propone di esprimere la necessità che la Commissione europea, anche su richiesta del Governo italiano, attivi la procedura legislativa europea per l’esclusione dei Punti franchi del Porto di Trieste dal territorio doganale dell’Unione europea, mediante una modifica dell’articolo 4 del regolamento (UE) n. 952/2013, istitutivo del Codice doganale dell’Unione. Il tutto in ragione dell’origine internazionale dello speciale regime del Porto franco di Trieste, derivante dall’applicazione dell’Allegato VIII al Trattato di pace tra l’Italia e le potenze alleate e associate, firmato a Parigi il 10 febbraio 1947, confermato nel memorandum di Londra del 5 ottobre 1954 e nella dichiarazione a verbale del Consiglio e della Commissione resa in occasione dell’adozione del regolamento (CEE) n. 2504/88, del 25 luglio 1988, relativo alle zone franche e ai depositi franchi.
Confetra Friuli Venezia Giulia (confederazione regionale delle categorie degli Spedizionieri internazionali, Terminalisti, Agenti marittimi e Spedizionieri doganali), esprime grande soddisfazione per il risultato storico raggiunto pochi giorni fa al Senato. «Dopo anni di approfondimenti tecnici sullo speciale regime e di convincimento della politica regionale e nazionale, ora siamo al dunque. Particolare ringraziamento va al Consigliere regionale Giacomelli che ha raccolto la nostra istanza per l’audizione in Consiglio regionale tenutasi nel luglio 2020, approvata all’unanimità dei Gruppi consiliari presenti in aula. Tale importante supporto politico locale ci ha poi permesso di alzare ulteriormente l’asticella e, con il lavoro ed il supporto congiunti della senatrice Rojc e del senatore Nannicini, l’8 giugno scorso abbiamo potuto illustrare alla Commissione per le Politiche Europee del Senato della Repubblica quale sia il potenziale della corretta applicazione del regime di Porto franco internazionale» ha dichiarato Stefano Visintin, presidente Confetra FVG.
La risoluzione del Senato, proposta da Nannicini, che permetterà ora di avviare l’interlocuzione con le istituzioni europee – spiega Confetra FVG – per chiarire nel merito l’applicazione dello speciale status del Porto di Trieste. «Anni di duro lavoro ed approfondimenti sul concetto di extradoganalità del nostro Porto (perché noi lo scriviamo con la maiuscola) – lontani dai riflettori – ci hanno portati come mai prima d’ora ad un passo dal vedere correttamente riconosciuta la possibilità di sviluppare anche insediamenti industriali nei punti franchi. Come imprenditori ora chiediamo unità e coerenza a tutte le forze politiche per potere finalmente dare ulteriore valore aggiunto alle merci che ogni giorno le nostre Imprese muovono con professionalità e dedizione. Il Porto franco è un asset competitivo e di sviluppo occupazionale per la città di Trieste, la nostra regione e per l’intero Paese» ha concluso il presidente Visintin.