TRIESTE – Il Governo ha chiesto alla Wartsila di continuare la produzione di motori nello stabilimento di Trieste, mentre si riaffacciano possibili compratori anche tra i marchi concorrenti.
Si è tenuto oggi al ministero delle Imprese e del Made in Italy – alla presenza del capo di gabinetto Federico Eichberg (assente il ministro Urso) – il tavolo Wartsila per scongiurare la chiusura dello stabilimento di Bagnoli della Rosandra. Durante la riunione, il Ministero ha informato che ci sono delle interlocuzioni in corso per rilanciare l’impianto ed è stato riscontrato “il positivo orientamento della proprietà ad impegnarsi a garantire la continuità produttiva e a condividere il processo con Istituzioni e le parti sociali”.
I sindacati presenti all’incontro hanno rigettato la proposta di continuare la produzione fino a “tarda primavera” del 2023 così come proposto dal Gruppo finlandese. Secondo le segreterie territoriali di Fim, Fiom e Uilm, l’azienda non offre garanzie sul dopo e se si vuole proseguire nel confronto, si deve rimuovere la scadenza orientativa di giugno. “Wartsila deve accompagnare il processo di reindustrializzazione con la produzione fino a quando non ci sarà un piano chiaro per i lavoratori e il sito di Trieste” sostengono le parti sociali.
Il capo di gabinetto Federico Eichman ha parlato di tre possibili ipotesi di altrettante realtà – in contatto con il Governo – potenzialmente interessate al sito, mentre Wartsila ha riferito che l’advisor incaricato avrebbe accolto cinque interessamenti per l’area. Sulla questione i sindacati hanno chiesto chiarimenti. Tra le aziende interessate si sarebbero riaffacciate le prime ipotesi che da rumors aziendali non escludevano (ufficialmente Wartsila ha sempre negato) anche possibili concorrenti nella costruzione di motori.
«Non si può parlare di scadenze – ha dichiarato all’agenzia Ansa Marco Relli (Fiom) – l’azienda deve presentare un piano industriale e nel frattempo la produzione deve continuare. Di base c’è la salvaguardia dei posti lavoro e dell’industria».
Al tavolo era presente anche l’ad di Wartsila Italia, Michele Cafagna. «La scadenza di giugno è un problema enorme, una pregiudiziale che va rimossa al più presto – ha detto Sasha Colautti dell’esecutivo nazionale Usb – se si vuole produrre una vera discussione. Come Usb abbiamo richiesto che ci sia una Governance del Ministero che tolga dalle mani dell’azienda la facoltà di decidere su chi andrà a reindustrializzare lo stabilimento».