TRIESTE – «Basta ad attacchi strumentali e volti solo a provocare, senza spesso conoscere a fondo i temi. Che i comitati lo dicano, vogliono solo uccidere il porto, e così facendo, uccidere Venezia, sotto la massa di turismo incontrollabile».
Con queste parole il presidente di VPC (Venezia port community) Davide Calderan, ha commentato il dibattito che ancora una volta si è acceso sui destini della portualità veneziana.
Citando il presidente dell’Autorità portuale Fulvio Lino di Blasio, Calderan ha sostenuto come sia evidente che si tratta di posizioni soggettive e mancanti di informazioni necessarie. «Davvero la città vuole eliminare l’unica vera alternativa al turismo di massa cioè il porto? Perché da quanto affermano questi comitati, sembra che l’unico desiderio sia quello di chiudere il porto, senza ascoltare né proporre alternative» ha aggiunto il presidente di Vpc.
In questi giorni, comitati e associazioni ambientaliste hanno pesantemente attaccato il presidente dell’Authority Di Blasio, in qualità di Commissario alle crociere, accusandolo di voler dare atto a interventi sbagliati e non di sue competenza. In particolare, si trattava dell’escavo del canale Vittorio Emanuele per fare arrivare alla Stazione marittima le “navi bianche”. Ma anche altre operazioni di manutenzione dei canali e di ritocco delle linee di costa a Porto Marghera.
«Si sta cercando una lotta porto-Venezia che non ha senso di esistere. Venezia è nata, cresciuta e sviluppatasi attorno al porto. La cultura di Venezia è frutto degli scambi con l’Oriente che arrivavano alla Dogana, la città è un crocevia di popoli da sempre, ma oggi c’è chi si nasconde dietro alla foglia di fico dell’“Ambiente”, senza però conoscere a fondo i temi. Si pensi a coloro che dicevano che il Mose non serviva, che non avrebbe funzionato. Evidentemente – ha detto ancora Calderan – c’è un problema di memoria legata ai sacrifici che i residenti e i negozianti hanno fatto nel corso degli anni a causa delle levatacce imposte dall’acqua alta».
Nell’intervento del presidente di VPC anche la necessità di portare avanti opere che non servono solo al passaggio delle navi, ma alla manutenzione del sistema Laguna.
Per la comunità portuale non è una questione di “filosofie e di dicerie, perché sul piatto della bilancia ci sono i destini di oltre 20mila famiglie”. L’impatto economico e sociale del sistema portuale Veneto realizzato nel 2020 da Adspmas e Cciaa Venezia Rovigo, ha ricordato Calderan, spiegava che l’economia portuale generava 6,6 miliardi di fatturato, dando lavoro a 21.175 addetti.