TRIESTE – Un valore aggiunto diretto di buon valore ma sotto la media nazionale, il quarto posto in Italia per il moltiplicatore ma un segno meno per il numero di imprese.
Questo il quadro del focus veneto relativo al XII Report dell’Economia del Mare – curato dall’Osservatorio Nazionale sull’Economia del Mare OsserMare (realizzato con Informare e il Centro Studi Tagliacarne – Unioncamere). Alcuni dati sono stati anticipati ieri a Venezia durante uno degli incontri all’interno del Salone nautico in corso all’Arsenale.
Quando parliamo di Economia del mare, ha sottolineato oggi Antonello Testa, coordinatore dell’Osservatorio, parliamo dello studio della ricchezza prodotta dalle sette filiere prese in considerazione: filiera ittica, filiera nautica, trasporti, alloggio e ristorazione, attività sportive e ricreative, ricerca regolamentazione e tutela ambientale ed estrazioni marine.
«A partire dal lancio del Green Deal nel 2019, l’Unione europea ha indicato, con crescente chiarezza, le direttrici green della Blue Economy ed è proprio in tal senso che si sta rafforzando anche l’impegno internazionale dell’UE. La Blue economy è al centro della strategia di sviluppo dell’UE al punto da divenire uno degli aspetti prioritari anche all’interno dei Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza. Analizzando il sistema mare veneto che, nel 2021 contava un valore aggiunto diretto pari a 3,4 miliardi di euro, il dato più interessante che possiamo anticipare rispetto al nuovo Rapporto è quello relativo alle imprese. Nel 2023 in Veneto sono 14.406, con un’incidenza del 3,1% sul totale dell’economia, contro le 227.975 italiane.Un dato sotto la media nazionale e un calo in assoluto del numero. A Venezia sono invece 9.426 con un’incidenza del 12,4%. Nell’insieme, la provincia si colloca nel quadrante di alta incidenza e elevata crescita. Nella graduatoria delle regioni per valore del moltiplicatore, nel 2021, Venezia al quarto posto. La capacità di attivazione nei diversi segmenti economici nel Veneto è 1,9; quindi ogni euro prodotto dalla filiera del mare genera 1,9 euro aggiuntivi. Un valore più elevato rispetto alla media italiana che si attesta a 1,7. Per valore aggiunto blu, Venezia è nella top ten italiana e si contraddistingue anche sul fronte del mercato del lavoro».
Positiva la ricaduta anche sul fronte del mercato del lavoro (pari al 70,6% degli occupati nell’intera regione) e sul numero di imprese impegnate nel settore (pari al 65,4% della regione). L’identikit delle imprese blu corrisponde a giovani, donne e stranieri.
Durante il convegno si è discusso il tema dell’economia del mare in provincia di Venezia a partire dai dati dell’Unione Europea, che ha dato indicazioni precise agli Stati membri sul raggiungimento di una Blue Economy sempre più verde e trasversale. L’Italia, grazie alla conformazione geografica che la caratterizza, ottiene dalla Blue Economy un elevato potenziale di crescita: 7.600 chilometri di costa, il secondo Paese in Europa dopo la Grecia. Sono ben 15 le Regioni che affacciano sul mare e 29 le “Aree Marine Protette”. Tra i Paesi dell’Unione Europea più estesi, l’Italia risulta la prima nazione per rapporto coste/superficie con 25,2 metri ogni chilometro quadrato, un valore nettamente superiore alla Spagna (seconda in classifica con 9,94) e alla Francia (8,89).