VENEZIA – A due giorni dallo sfogo di Alessandro Santi, presidente di Federagenti e vicepresidente di Venice port community, è il numero uno dell’autorità lagunare a tornare sul tema della perdita di passeggeri.
Lo stop imposto dal Governo è ancora fresco: «Aveva tagliato la testa di un sistema portuale Adriatico che vedeva in Venezia l’inizio e la fine di itinerari di qualità nell’Adriatico e nel Mediterraneo orientale», ha spiegato Fulvio Lino Di Blasio. Il presidente dei porti di Venezia e Chioggia ha ribadito la centralità del ruolo di Venezia: «È indubbio che molte destinazioni adriatiche vendano perché si parte da Venezia, la cosa grave è che la diminuzione (del traffico passeggeri, ndr) è percepibile anche su scali nazionali».
A sostenere il pensiero del presidente è ancora Santi: «Bisogna investire per riportare l’economia sulla sponda italiana, abbiamo perso un’economia indotta perché le provviste e i servizi che si fanno in Grecia significano mancato Pil. Osservando le statistiche di Montenegro, Slovenia e Croazia, hanno dati in crescita, vuol dire che c’è stato un trasferimento un po’ verso il Tirreno e un po’ verso quel lato (dell’Adriatico, ndr)». Problemi economici che, secondo Santi, possono esser risolti, come ha affermato nei giorni scorsi, solo con la rivalorizzazione della Stazione Marittima – «sprecata in queste condizioni» – quindi con lo scavo del Vittorio Emanuele. Il porto che gestiva l’85% di navi in home port è solo un ricordo, ma i conti sono chiari: «Venezia perde 70mila ore di lavoro e 110 milioni di euro», dice Santi.
Di Blasio prova a trovare quindi alcune soluzioni alternative, da commissario straordinario: «A Fusina la stagione è partita, anche se non in home port, speriamo di avviare presto i lavori e concluderli per la fine della stagione». Per quanto riguarda invece il tema escavi, Di Blasio tira in ballo lo studio danese (idrodinamica del canale Malamocco-Marghera del Danish Hydraulic Institute per simulare gli impatti della navigazione, ndr): «Abbiamo voluto valutare consapevolmente l’entità dell’impatto sulla laguna per minimizzare quello dell’uomo, garantendo così il lavoro a ventimila persone».
Da ultimo, un passaggio è stato effettuato sul discorso delle navi in rada: «Non è il modello a cui lavoriamo, che invece è l’home port, diciamo che è una modalità simile a un treno o di chi viene dal litorale. Secondo me la nave in rada ci può andare se manca la possibilità di ormeggio». E anche il comandante della guardia costiera Piero Pellizzari ha concluso: «Delle 15 navi previste questa stagione, due sono saltate, diventano così 13, da autorizzare se le condizioni meteo lo prevedono».
L’occasione per fare il punto sulla croceristica veneziana è stata la presentazione di “Port educational”, il nuovo sito che in collaborazione con Comune, capitaneria di porto e Venice port community, permetterà ai più piccoli di avvicinarsi alla realtà portuale. Dalle sale di Ca’ Farsetti, la sede del Comune di Venezia, i quattro rappresentanti (c’era anche l’assessore alle politiche educative Laura Besio) hanno ribadito l’importanza di stringere sinergie tra porto e territorio, partendo proprio dall’educazione dei bambini più piccoli.