VENEZIA – Non competizione, ma compartecipazione tra Venezia e Chioggia per sostenere il mondo del turismo crocieristico.
Ieri, durante l’evento “Economia del Mare 2023” de Il Sole 24 ore si è fatto il punto sulla situazione delle crociere in laguna. Dopo lo stop con il decreto legge 103/2021, il modello del “porto diffuso” ha preso piede valorizzando Chioggia e mantenendo un minimo di traffico anche a Venezia. Proprio dalla città clodiense l’assessore al turismo Serena De Perini ha spiegato: «Ci si è spalancata una grande porta, il nostro turismo è cambiato, è una nuova frontiera, sappiamo temporanea, ma se nel 2022 abbiamo avuto 13 toccate, con oltre 17mila passeggeri, quest’anno abbiamo registrato 36 toccate». La rappresentante della giunta ha quindi proseguito evidenziando la non concorrenza con Venezia: «Non vogliamo, né possiamo competere con Venezia. Abbiamo tanto da imparare, abbiamo scelto di siglare il contratto Blue Flag, che è volontario, quindi un messaggio ancora più potente, per avvisare che si entra in un territorio delicato».
Se da una parte c’è massima attenzione a come sfruttare le possibilità emerse con il turismo, dall’altra Venezia “piange”. La testimonianza è del presidente di Venezia Terminal Passeggeri, Fabrizio Spagna: «Prima del covid c’era un indotto di 410 milioni di euro, con una forza lavoro di 4mila persone. Il decreto Draghi ha azzerato il traffico e creato una situazione inaccettabile per la Marittima, uno dei migliori terminal al mondo. Abbiamo trovato il modello del porto diffuso, ma portare le navi nel cuore commerciale di Marghera non è una situazione adatta al tipo di traffico passeggeri che vorremmo fosse un traffico di alta gamma». Ad oggi, ha proseguito Spagna, l’economia è stata ridotta per i due terzi: «Bisogna semplificare le regole, riportare le navi in Marittima attraverso il Vittorio Emanuele. Abbiamo avuto un impatto molto pesante economicamente, per un mondo che creava il 3% del Pil».
A calare il carico è stato il vice presidente Vicario di Confindustria Vincenzo Marinese: «Sulla Zls non vediamo terra. Con il Mose le navi non entrano, era un assetto strategico per l’Italia. È stato cancellato un comparto perché a Venezia i turisti erano “cattivi, brutti e cattivi”, ma come: a Chioggia no?». A metterci un freno è stato il presidente dell’Autorità portuale veneziana, Fulvio Lino di Blasio: «Le navi arrivano, il Mose ci mette davanti alla lotta al cambiamento climatico, noi lavoriamo per ottimizzare il sistema navi, facciamo 25 (milioni, ndr) tonnellate l’anno».
Infine, Marinese ha precisato: «Il modello da seguire è quello del porto regolato, che deve poter contare sulla navigabilità dei canali e sulla continuità operativa anche durante le attivazioni del Mose, che rappresenta un’opera fondamentale per la salvaguardia della città di Venezia. Il vero problema è che l’errata progettazione delle conche di navigazione pregiudica l’ingresso e l’uscita delle navi quando è attivo».