TRIESTE – La Commissione Ue ritiene che le principali attività delle Authority siano di natura economica, e il Tribunale UE le ha dato sostanzialmente ragione.
Al di là dei dettagli, è possibile sintetizzare il significato della sentenza?
«Il Tribunale UE ha ribadito che i canoni concessori e le tasse di ancoraggio e ormeggio sono entrate commerciali – spiega l’avvocato Davide Maresca, professore di Diritto europeo della concorrenza e delle imprese – e quindi soggetti alla normativa antitrust. Di conseguenza, devono essere tassate come le altre attività commerciali. I canoni per le autorizzazioni ad erogare operazioni portuali non sono entrate commerciali. Perciò non sono soggette alla normativa antitrust e quindi non vanno nemmeno tassate».
Ma cosa significa, in termini pratici, per il prosieguo delle attività tipiche delle Authority?
«Sotto il profilo fiscale le Adsp dovranno semplicemente organizzare la relativa contabilità di conseguenza. Ma dovranno anche tenere conto della ormai chiara competenza delle norme antitrust all’attività di rilascio delle concessioni e all’ancoraggio e ormeggio».
Quali sono le ipotesi più plausibili, proprio alla luce di questa sentenza, per dare seguito alla decisione della Commissione UE?
«Siccome i canoni concessori sono già soggetti ad imposizione fiscale e quindi nulla cambia, per dare seguito a questa decisione è facile che il legislatore preveda un meccanismo di imposizione fiscale anche per le tasse di ancoraggio e ormeggio. È anche lecito attendersi in futuro un’applicazione delle norme a tutela della concorrenza non solo limitata agli aspetti fiscali».
Pensa che ci sarà un ricordo in secondo grado alla Corte di giustizia?
«Un ricorso in secondo grado è sicuramente possibile entro 60 giorni, ma credo che la scelta di proseguire o meno dovrebbe essere coordinata dal Governo o dal ministero delle Infrastrutture e trasporti. Ma questa è una mia opinione personale» conclude Maresca.
Va da sé che, su tutta la discussione, ben si innesta la questione relativa alla riforma delle cosiddetta “legge sui porti”, alla quale verrà messa mano nel corso del prossimo anno. Se ne sta occupando il viceministro a Infrastrutture e trasporti, Edoardo Rixi, che non ha ancora fissato una data precisa ma ha da poco anticipato una delle novità fondamentali. La strada che si sta percorrendo è quella di costituire un soggetto centrale, al di sopra delle singole Autorità di sistema portuale. Un coordinamento nazionale per evitare investimenti inutili.
A livello locale, invece, le singole Authority resteranno strettamente legate al territorio. L’obiettivo è anche quello di dare maggiore integrazione tra pubblico e privato, proprio per canalizzare gli investimenti privati. E per quanto riguarda la “configurazione” delle nuove Autorità di sistema portuale, si andrà verso l’ipotesi di trasformarle in società per azioni anche alla luce delle decisioni UE?