TRIESTE – Situazione delicata anche nel Nordest d’Italia per gli autotrasportatori che, a causa degli aumenti del gasolio e degli interventi governativi ritenuti insufficienti, minacciano lo stop il 19 marzo.
A sollevare il problema nei giorni scorsi erano stati prima Trasportounito e poi Unatras. Le due sigle più rappresentative del mondo degli autotrasportatori avevano spiegato con forza la situazione. «Con i costi del gasolio che continuano a lievitare, in assenza di provvedimenti di emergenza che abbattano la pressione fiscale sui carburanti e definiscano norme di regolazione del mercato anche e specialmente per quanto riguarda i rapporti con la committenza e a tutela delle imprese di autotrasporto, il fermo nazionale di categoria è inevitabile» aveva detto Maurizio Longo, segretario generale di Trasportounito.
“Il costante e ormai insostenibile aumento del costo del carburante ha determinato una situazione ingestibile per le imprese dell’autotrasporto italiano, che non riescono a farsi riconoscere dalla committenza i maggiori costi dovuti agli stessi aumenti”, ha spiegato Unatras. “Il Governo si era impegnato in tempi brevissimi a fornire le soluzioni più adeguate per consentire alle aziende di fronteggiare l’emergenza – ricorda Unatras – Purtroppo, al di là dello stanziamento degli 80 milioni, che certamente non risolve i problemi della categoria, non ci sono stati apprezzabili passi in avanti”. “La situazione è diventata drammatica – avverte l’Unione delle associazioni dell’autotrasporto in Italia – Continuando a tergiversare, il Governo si assume il rischio che nascano nuovamente iniziative spontanee di protesta, nonché la responsabilità di lasciare committenze senza rifornimenti”. “Le manifestazioni che si terranno il 19 marzo rappresentano il primo passo di una vertenza che, se malauguratamente restasse senza risposte, potrebbe sfociare in ulteriori e più incisive iniziative” conclude Unatras.
L’Ufficio Studi CGIA (L’Associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre) ha appena pubblicato una ricerca che mette in evidenza le difficoltà dei “padroncini” del Veneto. Nella regione del Nordest sono 75.820, la gran parte artigiani, che a seguito dell’aumento del prezzo del gasolio (+22% nell’ultimo anno) si trovano in grande affanno. Gli autotrasportatori, in particolar modo, hanno visto aumentare esponenzialmente i costi fissi della propria attività: “… con tariffe ferme da anni, sta diventando pressoché impossibile far quadrare i bilanci. Una voce, quella del carburante, che mediamente rappresenta il 30 per cento circa dei costi totali di gestione delle imprese dei settori appena citati” scrive la CGIA.
Si chiede per questo motivo di ridurre il peso delle tasse che incide sul prezzo del carburante. Un problema, quest’ultimo, molto sentito soprattutto tra gli autotrasportatori. Solo i mezzi pesanti oltre le 7,5 tonnellate, ed almeno con classe inquinante Euro 5, possono richiedere il credito di imposta per il rimborso delle accise. Una piccola minoranza, visto che sul totale degli autocarri presenti in Italia, oltre il 90 per cento è sotto la soglia delle 7,5 tonnellate. E anche per chi ha la possibilità di chiederlo, l’attuale credito di imposta ha raggiunto il livello massimo consentito dalle norme comunitarie. “Pertanto, per questi ultimi è necessario intervenire presso l’Unione Europea affinché autorizzi un’ ulteriore riduzione delle accise; si segnala, infatti, che in Italia sul prezzo della benzina verde le accise incidono per il 39 per cento, sul gasolio per autotrazione per il 35,5 per cento e sul Gpl per il 18 per cento”.