TRIESTE – Un altro assaggio ci ciò che può succedere in tempo di guerra, con le regole che saltano: «Ci rubano la nave. Non ci sono comunicazioni ufficiali».
Le parole sono quelle di Augusto Cosulich (presidente di Fratelli Cosulich Group), sentito al telefono da Adriaports, che spiega come a Mariupol i russi stiano per confiscare la Tzarevna, una general cargo che il 24 febbraio, giorno dello scoppio della guerra in Ucraina, stava per lasciare il porto per raggiungere Monfalcone. Il carico di bramme d’acciaio era stato quasi rizzato a bordo e fervevano gli ultimi preparativi. Poi lo stop per la chiusura dello scalo. Ora la notizia che la nave, con ogni probabilità, verrà “semplicemente” presa per essere utilizzata dalla Russia o dai collaborazionisti su quello che, ufficialmente, è ancora territorio ucraino. «Non c’è altro da dire. Noi l’abbiamo saputo dal nostro agente locale, ma non ci sono comunicazioni ufficiali. Siamo in guerra – continua Cosulich – e questa è la situazione, abbiamo ben visto ciò che sta accadendo».
La nave, costruita nel 2004, lunga 168 metri e con 21400 tonnellate di portata lorda, ha un valore stimato di circa 11 milioni di dollari (dato Marine Traffic), mentre il valore della merce probabilmente supera quello dell’imbarcazione. Tzarevna batte bandiera maltese. Appartiene alla società armatoriale Vulcania, controllata dal Gruppo Fratelli Cosulich.
«Sono console di Malta qui in Liguria – spiega ancora Cosulich – e ho già informato il Primo ministro maltese che ha già intrapreso una protesta verso le autorità russe. Anche se questo genere di interventi lasciano il tempo che trovano».
Nelle scorse settimane lo stesso Cosulich si era detto fiducioso, dopo essersi accertato che l’equipaggio stesse bene a seguito dell’esplosione di una bomba che aveva parzialmente colpito la Tzarevna, di poter far ripartire la nave. Nei giorni scorsi, il sito ucraino Radio Svoboda aveva pubblicato le immagini (vedi immagine in alto) che dimostravano lo spostamento di navi al porto di Mariupol, spiegando che i nuovi ormeggi, secondo il Comune di Mariupol, vengono utilizzati per la spedizione delle merci.
Il porto di ipotetica destinazione (Monfalcone) è uno dei protagonisti suo malgrado di questa guerra in Ucraina perché è la banchina che, con più di 1 milione di tonnellate l’anno, rifornisce i quattro laminatoi di acciaio a San Giorgio di Nogaro. Dopo le operazioni di allibo le navi raggiungono Porto Nogaro, ancora penalizzato dalla scarsità di fondale.