TRIESTE – Il Ministero della Transizione Ecologica ha approvato la messa in esercizio della darsena Sud del Terminal di Fusina nel Porto di Venezia.
Si tratta della seconda darsena del terminal, la cui costruzione era stata completata in conformità al progetto già valutato positivamente con Via nel 2012, ma i cui lavori si erano conclusi oltre la scadenza dei termini di validità della certificazione ambientale, (5 anni).
«Si tratta di un’ottima notizia – commenta il presidente dell’Autorità di sistema portuale Fulvio Lino Di Blasio – perché ci consente di raddoppiare da subito le banchine, che da due passano a quattro, sviluppando la vocazione di Fusina per il traffico Ro-Ro, mettendo pienamente a frutto la collocazione del terminal nella rete delle Autostrade del Mare e potenziando l’intermodalità mare/ferro grazie alla presenza di quattro binari ferroviari. La disponibilità di due ulteriori banchine all’interno del sistema portuale lagunare ci permette inoltre di aumentare la ricettività rispetto al traffico crocieristico, nell’ottica di un ampliamento degli approdi diffusi, e di ridurre al minimo le possibili interferenze del traffico passeggeri con il traffico merci. In questo modo il porto risponde alle istanze delle compagnie e degli operatori del settore crocieristico, che non hanno mai smesso di considerare Venezia, destinazione di richiamo mondiale, come porto hub di riferimento per il Mare Adriatico e per le crociere nel Mediterraneo». «Quella di Fusina è anche una storia di recupero ambientale di successo – ricorda Di Blasio – che ha visto l’Autorità impegnata nella valorizzazione e nella bonifica di un’area interessata per oltre 30 anni dalla produzione di alluminio primario: un esempio della capacità di rigenerazione e rinnovamento del porto di Venezia».
Esattamente un anno fa, Venice Ro Port MoS (società di gestione del terminal delle Autostrade del mare al porto di Venezia) aveva annunciato la conclusione dei lavori, alla darsena Sud: due approdi, di 240 metri e 300 metri, oltre alle opere di retro banchina.
Nel gennaio del 2020, invece, il Comitato di gestione dell’Authority aveva approvato il riequilibrio del piano economico finanziario e la variazione del contenuto della concessione per Venice-Ro Port MOS. L’allora presidente Musolino aveva spiegato che la proposta di riequilibrio del piano economico finanziario relativo alla società Venice-Ro Port MOS aveva ricevuto i pareri favorevoli del Dipartimento Interministeriale di Programmazione Economica e dell’Avvocatura Distrettuale dello Stato. Tutti i tecnici e i legali esperti in infrastrutture pubbliche coinvolti avevano confermato l’utilità e la sostenibilità dell’operazione, ritenuta necessaria per evitare il rischio di gravi danni economici per l’erario oltre che l’interruzione delle attività. Il riferimento era stato ai 9 milioni di euro stanziati per mettere in sicurezza la continuità aziendale della società privata operante nel terminal di Fusina, le cui finanze risultavano in grave dissesto già dal 2018.
«C’era il concreto rischio che il mancato avvio dei lavori nella Darsena Sud a Fusina comportasse l’obbligo di restituire all’Unione Europea circa 7,9 milioni di euro afferenti al progetto Adriamos, di cui il terminalista aveva beneficiato per costruire la struttura operativa dal 2014 e considerata strategica di interesse nazionale. Il rifinanziamento consentirà anche di evitare l’alea di un’azione legale per risarcimento con rischio per un danno emergente di svariate decine di milioni di euro, oltre che la perdita del canone demaniale, quantificato sull’intera durata della concessione in oltre 40 milioni. Un operatore finanziariamente sano – aveva detto il presidente Musolino – permetterà, inoltre, di mantenere un forte presidio nel comparto ro/ro-ro/pax, che è cresciuto a doppia cifra negli ultimi due anni, salvaguardando i posti di lavoro esistenti e permettendo la crescita dei traffici e il rilancio dell’occupazione».