TRIESTE – Secondo l’Economist Intelligence Unit, nel prossimo decennio la Cina approfondirà i suoi legami con l’Africa concentrandosi sugli scambi commerciali e difficilmente si lascerà spiazzare dai tentativi degli Stati Uniti e dell’Unione Europea di riallacciare i rapporti con il continente.
È probabile, infatti, che il Paese asiatico continui a investire nelle risorse naturali dell’Africa e che guardi al continente come fonte di cibo, aumentando la spesa per l’agricoltura, ha scritto l’EIU in un rapporto pubblicato la scorsa settimana. L’Asia potrebbe considerare la popolazione giovane dell’Africa come una fonte di manodopera per le sue aziende manifatturiere e come un mercato per i suoi beni di consumo, ha affermato l’organizzazione di ricerca.
La Cina intende superare l’UE come principale partner commerciale dell’Africa entro il 2030 e, sebbene le potenze occidentali stiano cercando di incrementare le relazioni con il continente, faticheranno a recuperare il ritardo. Le relazioni con il continente sono complicate dalla storia coloniale dell’Europa con l’Africa e dalla sfiducia nelle sue intenzioni dovuta all’impegno irregolare degli ultimi decenni. Secondo la ricerca, inoltre, oggi in Africa vengono sollevati dubbi anche sulle motivazioni del nuovo impegno dell’UE e degli USA. Le nuove azioni starebbero risollevando il ricordo di passati impegni falliti e sarebbero visti solo come un desiderio di contrastare l’influenza cinese, invece che avere l’obiettivo di lavorare con i partner commerciali africani.
La Cina ha tenuto incontri annuali con i capi di Stato africani e ora viene emulata dai suoi rivali geopolitici, mentre anche Russia, Turchia, Brasile e Arabia Saudita stanno cercando di costruire relazioni con il continente. L’UE e l’Unione Africana hanno tenuto un vertice a febbraio e il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha chiesto un incontro con i leader africani a dicembre. Sempre secondo l’EIU, queste iniziative contribuiranno in una certa misura a contrastare, ma non ad allontanare, l’influenza cinese nel continente.
La Cina ha trascorso due decenni a coltivare le proprie relazioni politiche ed economiche con l’Africa e legami più forti potrebbero ora giovare alla sua economia, anche se il rallentamento della crescita potrebbe limitare gli investimenti nel continente. Il commercio bilaterale tra Cina e Africa è aumentato del 35% nel 2021 rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 254 miliardi di dollari, con le esportazioni africane che hanno raggiunto il record di 106 miliardi di dollari, secondo le statistiche del governo cinese. La Nigeria è il principale importatore africano dalla Cina, mentre il Sudafrica è il principale esportatore. Altri importanti esportatori sono l’Angola e la Repubblica Democratica del Congo. Tutti e tre sono grandi produttori di metalli o petrolio.
Nelle scorse settimane, intanto, Maersk ha evidenziato come i lockdown in Cina abbiano innescano un’impennata nel settore cargo africano. Ad affermarlo l’amministratore delegato del Gruppo danese per l’Africa, David Williams a The Africa Report. Maersk sta assistendo a un aumento del trtaffico merci carico su tutte le coste: nell’Africa occidentale, orientale e meridionale. La Cina rappresenta il 15% delle esportazioni globali di merci e Shanghai gestisce un quinto dei volumi portuali del Paese. L’ultimo duro blocco della città nell’ambito della “politica zero-COVID” del Paese si è concluso alla fine di maggio. A lungo termine, Williams vede motivi di ottimismo per l’Africa, grazie al desiderio di alcuni dei clienti globali di Maersk di produrre di più nel continente. L’invasione russa dell’Ucraina, infine, ha portato Maersk a ritirarsi completamente dal fare affari nel Paese, cedendo i suoi asset. La Russia e l’Ucraina insieme rappresentano tra il 5% e il 7% dei volumi africani di Maersk, quindi l’impatto diretto della guerra sugli affari africani di Maersk è limitato. Quella fascia del 5%-7%, dice Williams, è probabilmente un indicatore equo del commercio russo e ucraino con l’Africa nel suo insieme.