TRIESTE – Treni in calo al porto di Trieste: trend di mercato, interventi sulle infrastrutture ferroviarie e più trasporto su gomma le cause della decrescita.
Un recente appello di Fermerci al Governo ha messo in evidenza il rischio di danni irreparabili per le aziende del settore, se presto non verranno messi in atto correttivi per invertire la tendenza.
A livello locale, la questione è evidente e si traduce in un calo del numero dei treni che, anziché crescere come era nelle aspettative, al porto di Trieste ad ottobre registrava un calo complessivo – per il 2024 – del 13%, con 6070 convogli movimentati, mentre Monfalcone si è fermata a 1550. Difficile pensare che nei due mesi restanti si possa raggiungere la soglia psicologica dei 10mila treni per i due porti che, in Italia, sono in cima alla classifica per questo genere di traffico.
«In effetti il 2024 è stato un anno difficile per il settore ferroviario, a causa dell’inversione del trend dell’intermodalità – ammette Maurizio Cociancich, amministratore delegato Adriafer e vicepresidente Fercargo – . C’è stata una diminuzione delle merci movimentate su treno a favore del trasporto su gomma. Manca chiarezza sulla politica dei trasporti, sia a livello nazionale che europeo: se si incentiva la modalità su strada, ad esempio con la politica sulle accise, e lo si fa in maniera marginale sulla ferrovia, con gli interventi sul “costo traccia” (la cosiddetta norma merci, ndr), ma vengono tagliati gli incentivi già esistenti, ricordo inoltre che è a rischio il “loco e carri” per le imprese ferroviarie, purtroppo non arriveremo mai agli obiettivi del 2030 del 2050 per la conversione modale e per la decarbonizzazione».
Nei porti di Trieste e Monfalcone, dove sistema ferroviario e trasporto merci via treno continuano ad essere un fiore all’occhiello del network, le difficoltà ai valichi, i lavori in Austria con la chiusura del tunnel dei Tauri, nonché gli interventi sulle reti di Germania e Slovenia, hanno dato la mazzata finale. Luglio e settembre, infatti, sono stati mesi “pesanti” per la contrazione e nel prossimo trimestre sono attesi i cali fisiologici per il rerouiting causato proprio dai lavori lungo la linea dei Tauri.
Restano poi le situazioni particolari, come quella dei forti ritardi alla stazione di Opicina, dove gli “appuntamenti” con le ferrovie slovene registrano più di qualche difficoltà nella gestione del traffico, con conseguente diminuzione della capacità del valico.
«A Trieste c’è meno richiesta di treni, quindi è un problema di mercato: la crisi del Mar Rosso e le debolezze della Germania – spiega Cociancich – si sono fatte sentire. L’obiettivo ora, è quello di ridare competitività al sistema ferroviario spingendo sulla transizione modale. Si può fare trovando modelli di collaborazione tra imprese. Serve maggiore innovazione, anche perché raramente questo servizio viene visto come un servizio integrato che deve dare risposte alla merce».
Secondo l’amministratoredelegato di Adriafer, ormai un’impresa ferroviaria e non più solo la società (controllata al 100% dall’Autorità portuale) che gestisce le manovre a Trieste e Monfalcone, il recente arrivo di Grimaldi potrebbe essere un “game changer”, stimolando la concorrenza e forse nuovi servizi ferroviari legati al traffico Ro-Ro. Anche la novità di Sbb (Schweizerische BundesBahnen, ferrovie svizzere), approdate per la prima volta a Trieste con Alpe Adria e il servizio su Milano, potrebbe rappresentare un segnale importante.
A livello nazionale, resta il recente grido d’allarme di Fermerci (associazione tra imprese) al Governo, proprio sulla crisi del trasporto ferroviario, aggravata dai ritardi burocratici e dai tagli di risorse, con il rischio concreto di perdere 115 milioni di euro.
«La misura di incentivo per acquisto di “Loco e Carri”, introdotta nel 2021 e autorizzata dalla Commissione Europea nel 2023, non è stata ancora attuata. Questo strumento, fondamentale per incentivare l’acquisto di nuovo materiale rotabile, è stato definanziato di 55 milioni di euro nella Legge di conversione del Decreto Omnibus, pari a un taglio del 40%. Inoltre, la mancata attuazione in tempi brevi del Regolamento potrebbe causare la perdita definitiva di 115 milioni di euro, lasciando gli operatori del settore senza le coperture necessarie a sostenere investimenti già avviati. Tra questi, l’acquisto di 196 nuove locomotive, indispensabili per rendere il trasporto merci ferroviario più moderno ed efficiente. L’investimento effettuato dalle imprese per il periodo di riferimento – ha detto Clemente Carta, presidente di Associazione Fermerci – arriva a sfiorare il miliardo di euro, la sola IVA a carico delle imprese è di importo ben più alto dell’incentivo previsto».
«Chiediamo al Governo di agire con urgenza. Il trasporto ferroviario merci rappresenta un pilastro fondamentale per la sostenibilità e la competitività del nostro sistema logistico. Non possiamo permetterci di perdere ulteriori risorse o di compromettere investimenti già avviati» ha concluso Carta.
Qualche giorno prima era stato Carlo De Ruvo, presidente di Confetra, a segnalare le fragilità del settore ferroviario. «Il cargo ferroviario è il settore che sta manifestando le maggiori fragilità: dopo la ripresa del 2021, il traffico ferroviario delle merci è rimasto stabile nel 2022 per poi crollare nel 2023 (-8,3% in termini di tonnellate e -6,7% in termini di tonn-km), con un impatto economico stimato in 90 milioni di perdite di fatturato e con previsioni, nazionali ed europee, tutt’altro che rosee per il 2024» aveva detto De Ruvo durante l’Assemblea nazionale dell’associazione. «Il settore sta vivendo una situazione paradossale: da un lato dovrebbe vivere una fase di forte espansione come soluzione alle stringenti politiche ambientali europee, ma dall’altro, sta affrontando una “tempesta perfetta”, in termini di interruzioni causate dai cantieri del Pnrr, di cancellazioni legate alle manutenzioni dei valichi Alpini, calamità naturali, calo dell’export Ue e della bassa domanda interna» aveva aggiunto De Ruvo. Poi l’illustrazione dei dati: fatturato a 115,8 miliardi nel 2023 per il comparto logistico, secondo l’Osservatorio Contract Logistics, e una previsione di crescita dello 0,7% quest’anno, allineata all’economia nazionale.