TRIESTE – Nel 2024, per l’attuazione delle opere del PNRR, sarà interrotto circa il 60% delle linee ferroviarie, corrispondenti a circa 4100 giorni di indisponibilità delle stesse.
Lo ha evidenziato Clemente Carta, presidente Fermerci, durante la presentazione del secondo rapporto annuale sullo stato del trasporto ferroviario merci in Italia.
«Fino al completamento dei lavori è quindi necessario istituire un fondo complementare – ha chiesto Carta – per consentire agli operatori del trasporto ferroviario merci di traguardare la fine lavori del 2026, perché questa situazione provoca un’inevitabile perdita di competitività del trasporto ferroviario rispetto ad altre modalità di trasporto, pari al 3,2% rispetto all’anno precedente, destinata ad aumentare quest’anno e nel 2025».
Dal rapporto emerge che, dopo la crisi economica e il conseguente crollo dei volumi di traffico nel 2008, il trasporto ferroviario delle merci in Italia ha manifestato una ripresa a partire dal 2010, con una parziale tenuta anche di fronte al Covid-19. Nell’ultimo triennio, tuttavia, sono stati registrati ulteriori segnali di regressione accentuati nel corso del 2023, con prospettive preoccupanti per il 2024.
«I nuovi scenari geopolitici ed in particolare le interruzioni ferroviarie che impattano soprattutto il trasporto ferroviario merci – ha spiegato Carta – mettono a rischio la tenuta del comparto ferroviario merci e complicano anche il raggiungimento degli obiettivi ambientali fissati per il 2030, il nostro settore è nel pieno di una transizione infrastrutturale e per fronteggiare le nuove sfide chiediamo una strategia forte e coerente».
A livello europeo, l’Italia detiene la quarta rete ferroviaria più estesa, posizionandosi dietro a Germania, Francia e Polonia. La rete italiana, infatti, si compone di quasi 17mila chilometri di linee ferroviarie di proprietà statale, gestite da Rete Ferroviaria Italiana, e di 3.000 chilometri di linee secondarie, di proprietà regionale e gestite da diverse società sia pubbliche che private. Tuttavia, solo il 73% è elettrificato e solamente il 46% è a doppio binario, senza considerarei rischi frane ed eventi alluvionali.

Il rapporto esamina anche il ruolo del trasporto ferroviario e quello stradale rispetto al tema della decarbonizzazione dei trasporti e promozione della connettività e dell’interoperabilità. Sotto il profilo energetico e quello ambientale, è stato calcolato che un treno merci equivale a togliere 50 mezzi pesanti dalle strade a lunga percorrenza, permettendo di ottenere circa l’80% di consumi in meno rispetto allo stesso parametro in Italia. Nonostante ciò, il settore del trasporto ferroviario merci si caratterizza per volumi di traffico che si discostano notevolmente dalla media europea, con una quota del 12,6% rispetto al 17% della media continentale, con un’offerta ferroviaria prevalentemente concentrata nelle regioni settentrionali”.
«È necessario quindi – ha proseguito il presidente di Fermerci – aumentare la quota di shift modale gomma/ferro per incentivare il trasporto ferroviario merci e raggiungere gli obiettivi climatici fissati dall’Unione Europea. Lo shift modale può essere perseguito solo attraverso un’adeguata policy di incentivazione, ma ad oggi le risorse stanziate sono ridottissime se si pensa che tra il 2020 e il 2021 l’Italia ha registrato l’esiguo aumento dello 0,8% sulla quota modale ferroviaria».