TRIESTE – Trecentotrentasei navi ormeggiate (erano state 135 nel 2021): soprattutto Ro-Ro ma anche due navi da crociera, oltre alle portacontainer che hanno totalizzato 8500 Teu. Circa 84mila le unità Ro-Ro (30mila nel 2021) movimentate, delle quali circa 12mila via treno (appena 208 nel 2021).
Sono questi i numeri dell’anno appena trascorso alla Piattaforma logistica del porto di Trieste, gestito da HHLA Plt Italy, guidata dall’amministratore delegato Antonio Barbara.
Soddisfatto dell’anno appena trascorso?
«Sì, i volumi rotabili e container sono cresciuti molto, più che triplicati, e nel general cargo il traffico originariamente legato alle attività della vicina Siderurgica Triestina è stato diversificato con altri importanti clienti. Soddisfatto anche di aver confermato le 10mila tonnellate di legname via ferrovia e del treno di metalli che abbiamo aggiunto. In questo settore abbiamo un nuovo cliente che nel 2023 dovrebbe garantire il traffico mare/ferro. Ma ciò che mi fa piacere sottolineare – continua Barbara – è che nel 2021 eravamo 71 persone, oggi siamo in 128. E continuiamo ad assumere, anche con un team dedicato all’espansione del terminal».

HHLA Plt Italy ha appena chiesto un prolungamento della concessione. Al di là degli investimenti già fatti, cosa c’è in programma a breve termine?
«Stiamo lavorando sull’espansione verso il Molo VIII. Stiamo costruendo con Icop il nuovo punto di controllo frontaliero e dovremmo iniziare ad utilizzare l’area della vasca di colmata a beneficio di progetti per il Porto e la regione. Se si fa un calcolo in Teu equivalenti, il traffico generato da PLT equivarrebbe a circa 230mila Teu, e stiamo lavorando sull’espansione del terminal. Stiamo pensando a come poter costruire nuove opportunità per il porto di Trieste e per la città».

Più a lungo termine, invece, quali tempistiche è lecito attendersi per la prima fase del Molo VIII, nuovo terminal container del porto, sul quale punta anche l’Authority per uno sviluppo dello scalo?
«Non ci sono tempistiche precise. Ne stiamo parlando con l’Autorità portuale, il ministero dei Trasporti e gli azionisti».

Il porto di Monfalcone sta crescendo sulle merci varie, essendo un porto dedicato a questa tipologia di traffici. C’è concorrenza, ci sarà integrazione con la Piattaforma logistica?
«Vedo una forte capacità del Nord Adriatico di movimentare volumi. Non vedo grande necessità di concorrenza. È importante lavorare per far conoscere questa nuova strada, è importante che il ruolo dei porti di Trieste, Monfalcone e Capodistria sia riconosciuto come corridoio primario per le merci destinate al Centro ed Est Europa. Fino a qualche anno fa non era così».

Il servizio di ZIM da Israele – bruscamente interrotto – aveva un suo significato anche simbolico per la crescita dei traffici Intramed, è recuperabile?
«Zim ha ridotto il numero delle navi in servizio e non è escluso che questo tipo di traffico torni a Trieste, anche perché il rapporto con l’armatore è molto buono. Infatti il servizio è stato sospeso e non cancellato. Però siamo in contatto anche con altre linee per implementare i traffici, senza sottrarre a ciò che è già esistente, così come fatto finora: senza la maggiore offerta fornita dalla Piattaforma logistica, i traffici sarebbero andati altrove o probabilmente via strada».

Come procede il traffico di autoveicoli elettrici?
«È un traffico spot, quindi non è una supply chain costante: noi siamo uno degli scali quando ci sono volumi per il Centro-Est Europa. Ad ogni modo il traffico è sempre presente».