FIUME – Ora c’è anche Fiume tra le ultime novità del corridoio europeo Adriatico-Baltico: il collegamento diretto tra il porto del Quarnero è stato garantito con un il via libera a finanziamenti per 26 miliardi di euro.
La Commissione trasporti del Parlamento europeo – su proposta di emendamento ai corridoi di trasporto europei relativi alla Croazia presentate dall’eurodeputato Valter Flego– ha dato il via libera alle ipotesi di finanziamento.
La maggior parte dei fondi verranno impiegati per la costruzione della ferrovia di pianura, il collegamento di Fiume con Spalato e l’ammodernamento della ferrovia che attraversa la zona montuosa della Lika e s’inoltra nel continente, direzione Zagabria. A confermarlo ad Adriaports lo stesso Valter Flego, già presidente della Regione Istria.
«C’è finalmente anche un sostegno concreto per la realizzazione del collegamento stradale e ferroviario da Fiume a Trieste – aggiunge Flego – da parte di rappresentanti liberali sloveni e italiani. Sia inteso che non accadrà in tempi brevi. La Croazia deve concordare i dettagli con la parte slovena con la consapevolezza che si tratta di una strategia che va oltre gli interessi dei due Stati, vale a dire di portata europea, come confermato recentemente dal Parlamento europeo, che giustamente fa sentire il suo peso nella questione».
La Port Authority di Fiume è a capo del NAPA, l’associazione dei porti del Nord Adriatico, anche questo è un segnale importante, quali opportunità?
«Il fatto di essere raggruppati sotto un unico tetto con la possibilità di creare sinergie è un aspetto molto positivo, una circostanza che va sfruttata al meglio. Devo dire a questo proposito che i fondi europei privilegiano questo tipo di intese e collaborazioni, rendendo l’accesso ai finanziamenti più semplice, senz’altro ammissibile. Per tanto il mio consiglio è sempre lo stesso: puntare sulla progettualità sempre attiva e aggiornata, per sfruttare al meglio tutte le opportunità che l’Europa offre. Il grande vantaggio dei porti del Nord Adriatico riuniti all’interno di NAPA è di procedere compatti. Inoltre, sempre per quanto concerne la portualità, le istituzioni europee hanno avviato una nuova strategia: rendere resilienti i porti in modo da ridurre l’influenza di Paesi terzi, in particolare della Cina, sulle attività marittime. In questo senso l’Europa è pronta a porre in campo strumenti finanziari importanti. Una disponibilità che va monitorata sia in fase di realizzazione che di implementazione della Strategia stessa, che certamente influirà in modo importante sulle nostre realtà portuali».
Con l’ingresso in area Schengen la regione Alto adriatica vive nuove speranze ed opportunità, migliori collegamenti con l’Europa. Strade ed autostrade attendono, con quali possibili novità?
«Schengen rappresenta l’ultimo passo di quell’integrazione europea che abbiamo sempre sognato: un’Istria senza confini. Per una regione di frontiera come la nostra, l’assenza di controlli ai valichi impatta sulla realtà delle genti del territorio che il confine lo varcavano ogni giorno; chi per lavoro, chi per studio o per altri motivi. Ma a beneficiarne è soprattutto l’economia, in particolare il turismo, rendendo tutto più scorrevole e veloce. Non senza problemi: il mancato collegamento tra l’autostrada istriana, la cosiddetta Ipsilon, e il sistema autostradale sloveno crea un collo di bottiglia che Schengen, ovviamente, non può risolvere. È proprio per questo motivo che ho presentato diversi emendamenti al Regolamento UE sulla rete transeuropea dei trasporti (TEN-T) che attualmente è in fase di negoziato. Gli emendamenti sono volti a rendere il suddetto collegamento una tratta autostradale europea con priorità di costruzione, assicurando i finanziamenti necessari. Il successo di Schengen passa anche e soprattutto attraverso la costruzione di infrastrutture idonee, non più di carattere locale bensì europee».
Fiume come Pola, è legata al mare, alla storia della marineria con porti e cantieri, migliore la situazione a Fiume, ma Pola è davvero in difficoltà. Che fare a livello europeo?
«Per quanto riguarda il cantiere navale Scoglio Olivi di Pola, la situazione è seria e abbiamo bisogno di un’azione veloce e mirata. Il cantiere, con la sua tradizione più che centenaria, è l’anima di Pola. Pertanto, non possiamo permettere che il know how e le competenze particolari di cui il cantiere dispone vadano sprecati o peggio ancora persi per sempre. Bisogna salvare la produzione e assicurare un futuro ai dipendenti. Vorrei ricordare che il proprietario di maggioranza è lo Stato, da cui mi aspetto aiuto e un maggiore coinvolgimento, volto a salvaguardare un’industria chiave non solo per l’Istria ma per la Croazia tutta. Anche se consola la situazione di Fiume, avrei voluto che lo Stato affrontasse in modo unitario i problemi dei due cantieri, non si possono usare due pesi e due misure».
Al porto di Fiume si sta realizzando un nuovo terminal container, ma mancano ancora i collegamenti stradali…
«Si, è vero, sta avendo luogo un ampliamento della banchina, che rappresenta un elemento chiave per l’espansione e l’efficienza del porto. Il punto debole, come spesso accade in Croazia, è l’infrastruttura, nel caso specifico le strade contigue. I fondi e i finanziamenti UE ci sono, sono disponibili, ma bisognare avere progetti pronti per poterne usufruire».
Il cantiere Viktor Lenac si sta affermando come realtà importante, la fusione con Palumbo Group ha portato ad una crescita veloce. Un esempio da seguire?
«L’industria cantieristica del Quarnero e dell’Istria è sempre stata motivo di orgoglio e luogo di sostentamento di generazioni di famiglie, ponendo il cantiere al centro delle attività, non solo economiche, ma anche sociali. Purtroppo siamo testimoni di una visione governativa che non ha saputo porre una delle poche industrie funzionanti come interesse strategico nazionale. Infatti, in funzione del turismo da cui siamo fortemente dipendenti, sono stati costretti all’asfissia tutti gli altri rami dell’economia. Il Viktor Lenac d’altro canto è un esempio positivo: sono a favore di tutte quelle soluzioni volte a rigenerare i cantieri navali, tenendo conto però del tessuto socio-economico locale».
La politica dei prezzi in rialzo in Croazia fa impazzire clienti ed investitori. E’ solo euforia iniziale o ci si deve preoccupare?
«Più che di “politica” dei prezzi in rialzo, parlerei di tendenza al rincaro. È un fenomeno che si sta riscontrando in tutta l’Unione Europea e che giustamente preoccupa i nostri concittadini e gli investitori. Non è la prima volta che succede, ma dopo le crisi degli ultimi anni e la pandemia da poco superata, il rincaro generalizzato arriva come un duro colpo. Paesi economicamente molto più robusti della Croazia sono in difficoltà, non è un caso isolato. In questa situazione di incertezza economica però, è il Governo che deve intervenire per proteggere le fasce di popolazione più deboli con misure tempestive e mirate, nonché assicurare condizioni sicure per imprenditori e investitori».