TRIESTE – Adria Port, società di diritto ungherese, attende l’Accordo di programma tra i soggetti interessati per dare avvio alla costruzione del terminal sul Canale di Zaule nel porto di Trieste.
La palla è ora in mano alle autorità italiane e ai molti soggetti interessati, che dovranno fornire tutte le necessarie autorizzazioni.
«Ora c’è un progetto, e stiamo definendo gli ultimi particolari. Stiamo parlando con diverse aziende come partner potenziali – racconta Peter Garai, amministratore delegato di Adria Port – e così finalizziamo iter e layout del terminal. Spedizionieri, imprese ferroviarie, terminalisti, società di logistica, sia ungheresi che italiane, così come internazionali».
«Da questi colloqui verrà fuori la versione finale del progetto. La domanda che si fa è: come potete usare il nostro terminal anche sulla base delle vostre esperienze pregresse?» spiega ancora Garai.
Dopo le aree acquistate da Seastok, ora gli ungheresi si ritrovano come vicini di casa Seastock (si scrive diverso, ma si legge nello stesso modo) di Walter Tosto e Gala logistic, al terminal petroli.
Il closing tra privati è avvenuto nel giugno del 2020 e dopo l’accordo dell’estate del 2020 del Consiglio ministri per il golden power, Adria Port basa la sua futura attività sul subentro nella concessione di Teseco, chiesta e ottenuta dall’Authority per più di 50 anni.
La caratterizzazione dei terreni è stata portata a termine, ora si va a discutere dei lavori, per i quali sarà necessario un Accordo di programma e le successive autorizzazioni.
«Negli ultimi mesi abbiamo fatto buoni progressi e una volta ottenute le autorizzazioni, saranno necessari un paio di anni perché il terminal diventi operativo, ma punteremo a mettere a disposizione alcune delle aree il prima possibile, un toccasana anche per il Porto di Trieste, dove gli operatori sono sempre a caccia di nuovi spazi» conclude Garai.
L’investimento da parte di Adria Port è ancora stimato tra i 150 e i 180 milioni di euro, anche se è difficile fare previsioni in questo momento, considerata l’altalena dei prezzi.
Il tema delle autorizzazioni diventa ora di primaria importanza, perché lo sviluppo dietro la banchina deve essere ben avviato prima che l’Autorità Portuale concluda i lavori di banchina e il dragaggio del Canale di Zaule.
Un’altra opportunità potrebbe aprirsi con la guerra in Ucraina: l’aumento della capacità offerta dal nuovo terminal può aiutare il Porto di Trieste nella corsa alla movimentazione delle merci ucraine, obiettivo dichiarato dal governo Meloni.