TRIESTE – Una joint venture al 50% tra il porto sloveno di Capodistria e quello di Trieste per diventare produttori di energia: fotovoltaico o moto ondoso tra i possibili progetti.
La notizia, in qualche modo già anticipata su queste pagine nei mesi scorsi, è stata confermata oggi a Trieste dal presidente dell’Autorità di sistema, Zeno D’Agostino, durante un incontro (nell’ambito di Trieste Next festival della ricerca scientifica) con Boštjan Pavlič, Head of health protection and ecology department di Luka Koper, società che gestisce il porto sloveno di Capodistria.
Il tema dell’energia elettrica, “dell’energia che non c’è” per dirla con le parole di Pavlič, è stato argomento di discussione del panel dal titolo “Un mare di energia (pulita)”. Al di là dei costi in continua salita, il dirigente di Luka Koper ha lamentato la difficoltà di trovare sul mercato l’energia elettrica necessaria al funzionamento delle strutture e allo sviluppo del porto. Situazione che va di pari passo con quella del porto di Trieste dove però, ha sottolineato D’Agostino, i problemi arrivano all’Authority per bocca dei concessionari.
«Saremo sempre concorrenti ma viviamo sullo stesso pianeta ed è interesse comune procurarci l’energia che non c’è. Per questo faremo una società per trovare soluzioni che forse oggi non esistono ma che in futuro ci saranno» ha detto Boštjan Pavlič ricordando i recenti incontri tra il presidente D’Agostino e i vertici di Luka Koper.
La forma di collaborazione, ha spiegato lo stesso D’Agostino, sarà quella di una joint venture con Luka Koper e l’Authority di Trieste al 50%. «Quote paritarie, così per fare bisogna essere d’accordo su tutto» ha spiegato il presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Orientale.
«I porti non sono solo hub trasportistici, con Koper siamo concorrenti ma la torta si allarga e ci sarà lavoro per tutti. L’obiettivo è quello di sfruttare il mare. Il porto è in buona parte fatto di mare. Vogliamo progettare e finanziare il nostro futuro carbon free» ha proseguito D’Agostino. Le ipotesi, per ora, si concentrano sulla fattibilità di realizzare campi fotovoltaici in mezzo al mare, oppurte di trarre energia dal moto ondoso, partendo già con il mercato dei due porti. «È previsto l’investimento di somme importanti nei prossimi mesi» ha sottolineato D’Agostino.
Il presidente dell’Authority prosegue dunque sulla linea già intrapresa di attività che “esulano dalla nave”: riprendendo il concetto a lui caro di “porto non porto”. Nel caso delle tematiche trattate oggi pomeriggio a Trieste, entrambi i relatori hanno parlato di scali destinati a diventare anche “hub energetici”. In Friuli Venezia Giulia, i porti di Trieste, Monfalcone e Porto Nogaro hanno a disposizione circa 50 milioni del Fondo complementare al Pnrr per l’elettrificazione delle banchine. Il conseguente aumento della domanda energetica verrà affrontato proprio con l’autoproduzione, pensando anche al mare come fonte di energia green e no-carbon, anche se non per l’intero fabbisogno.