TRIESTE – Giudice del lavoro del Tribunale di Trieste ha accolto il ricorso presentato dai sindacati di categoria in merito alla decisione di Wartsila di chiudere lo stabilimento per la produzione di motori.
Questa mattina è stato reso noto il decreto urgente con il quale il Tribunale del capoluogo del Friuli Venezia Giulia si è espresso per la “repressione della condotta antisindacale” da parte dell’azienda. A questo punto, trattandosi di un decreto esecutivo (al quale Wartsila può opporsi entro 15 giorni), i 451 lavoratori per i quali era stato previsto il licenziamento restano invece a libro paga e si allungano i tempi della vertenza. Il Gruppo finlandese dovrà infatti rifare in modo corretto la procedura per dismettere la produzione, ma anche seguire la normativa introdotta nei giorni scorsi con il decreto Aiuti ter del governo italiano, che a sua volta prevede tempi più lunghi e sanzioni più elevate nei casi di “delocalizzazione selvaggia”. Nei giorni scorsi l’azienda aveva fatto sapere – dopo aver presentato un Piano di mitigazione (peraltro definito “irricevibile” da parte dei sindacati) con misure che venissero incontro alle maestranze – di voler comunque procedere allo spostamento in Finlandia dell’attività di produzione motori.
Ora sarà possibile condurre una trattativa sindacale degna di questo nome, dopo che Wartsila non aveva lasciato spazio a repliche annunciando la dismissione con tempi troppo stretti. Nel decreto del Tribunale, il giudice ha previsto anche il pagamento di 50mila euro ad ognuna delle sigle sindacali che avevano proposto il ricorso (FIM CISL, FIOM CGIL e UILM UIL) rappresentate e difese dagli avvocati Franco Focareta e Vincenzo Martino.
«Un risultato straordinario per le lavoratrici e i lavoratori di Wartsila, diretti e degli appalti, impegnati da oltre due mesi, con la lotta e la mobilitazione, a contrastare lo scempio che la multinazionale intendeva mettere in atto nei confronti di tutta la comunità triestina» commentano il segretario nazionale Fiom Cgil Luca Trevisan e il segretario generale Fiom Cgil Trieste Marco Relli. «La Fiom resta impegnata a incalzare, insieme a Fim, Uilm e alla Rsu, il futuro governo, e a contrastare qualsiasi ipotesi di dismissione produttiva dello stabilimento. La condanna comminata dal Tribunale di Trieste a Wartsila è importante – concludono i due sindacalisti – anche perché contribuisce a rafforzare il sindacato e i lavoratori nel contrasto alle delocalizzazioni e nella difesa del patrimonio industriale e professionale del Paese». Sempre secondo i sindacati, proprio su questa necessità va segnalata anche la modifica della legge sulle delocalizzazioni decisa venerdì 16 settembre dal governo. «Aver allungato i tempi della procedura da 30 a 120 giorni – commentavano Fiom, Fim e Uilm – allontana i licenziamenti e consente al sindacato e alle Rsu di ricercare le migliori soluzioni volte a garantire la continuità produttiva e occupazionale dello stabilimento triestino e dell’intero gruppo in Italia».
«Sono estremamente soddisfatto del fatto che le nostre tesi sono state integralmente accolte dal Giudice di Trieste con un provvedimento rapido e molto ben motivato. Speriamo di aver dato un contributo alla soluzione del problema occupazione di Wartsila» ha commentato Vincenzo Martino, avvocato che assiste i sindacati nella vicenda giudiziaria.
Lo stesso decreto del Tribunale ha invece dichiarato inammissibile l’intervento della Regione Friuli Venezia Giulia nel ricorso presentato dalle tre sigle sindacali.
Resta ancora aperta, infine, anche la questione dei 12 motori fermi nei piazzali del Porto industriale di Trieste e già ceduti da Wartsila alla coreana DSME (Daewoo Shipbuilding & Marine Engineering), ma che lo sciopero dei lavoratori portuali non consente di rendere disponibili alla spedizione.