TRIESTE – Alla fine se n’è andata senza imbarcare i 12 motori Wartsila già venduti alla coreana DSME (Daewoo Shipbuilding & Marine Engineering), la Uhl Fusion, nave per carichi speciali in rada a Trieste da più di tre settimane.
La questione era scoppiata a metà luglio quando il Gruppo finlandese aveva annunciato lo stop alla produzione nello stabilimento situato nei pressi del porto di Trieste. Da qui le proteste dell’intera città e lo sciopero “a scacchiera” proclamato dai sindacati proprio per impedire che venissero consegnati i motori. Il coinvolgimento del console coreano, la richiesta di autoproduzione, i tentativi di accedere prima alla banchina in concessione al Gruppo finlandese e poi a quella prospiciente sempre lungo il Canale navigabile di Zaule, non hanno avuto l’effetto sperato.
«Abbiamo vinto una piccola battaglia in una guerra ancora lunga» hanno dichiarato le organizzazioni sindacali in una nota. «Le segreterie di Fim, Fiom e Uilm esprimono soddisfazione per la partenza della Uhl Fusion, che oggi ha levato l’ancora ed è salpata senza motori. Ringraziamo tutti coloro che hanno sostenuto le nostre ragioni ed in particolar modo i lavoratori del porto, che hanno contribuito in modo determinante a sostenere la lotta dei lavoratori di Wärtsilä. Abbiamo vinto una piccola battaglia in una guerra ancora lunga. Il prossimo importante appuntamento sarà domani alle 12 nell’aula del tribunale di Trieste» si legge nella nota.
Domani, infatti, la parola passa al Tribunale di Trieste dove si terrà l’udienza – rinviata nei giorni scorsi – nella quale dovrà esprimersi il giudice del Lavoro in merito al ricorso per condotta antisindacale presentato da Cgil, Cisl e Uil proprio nei confronti Wartsila Italia. Al ricorso ha aderito anche la Regione FVG e all’adesione si è opposta l’azienda chiamata in causa.