TRIESTE – La necessità di adeguare le infrastrutture ferroviarie regionali e la necessità di modificare la normativa in modo da consentire la piena attuazione delle prerogative del Porto Franco internazionale di Trieste.
Queste le richieste più pressanti alle forze politiche da parte degli operatori dello scalo, presenti ieri ad un incontro organizzato dal Propeller Club proprio in vista del voto nazionale di domenica.
«Se Rfi non sta al passo, noi possiamo investire anche miliardi sui nodi portuali, ma da lì i treni devono uscire con 750 metri e se non possono passare per capacità sulla linea verso Monfalcone e Udine, potrebbe essere arduo permettere la crescita del porto di Trieste». L’allarme è stato lanciato da Walter Gregori, segretario di Confetra Fvg e l’allusione, poi esplicitata nel resto dell’intervento, era ai ritardi che Rfi ha comunicato nell’esecuzione delle opere di infrastrutturazione a livello regionale e non solo lungo la tratta Venezia-Trieste. Ritardi che lo scalo rischia di pagare cari, ha evidenziato Gregori, perché il principale competitor non sta in Italia ma al di là del confine ed è il porto di Capodistria, pronto ad inaugurare nel 2026 il raddoppio della ferrovia fino a Divaccia, che darà nuovo impulso ai traffici dello scalo sloveno. Il tutto in attesa che nella competizione entri pesantemente anche il porto croato di Fiume, forte della nuova concessione ad Apm Maersk, ma ancora debole sul fronte dei collegamenti ferroviari. «Rischiamo di perdere la partita. Al mercato importa poco dei tempi della burocrazia italiana» ha aggiunto Gregori. La scarsità di personale in funzioni essenziali della pubblica amministrazione è stata invece evidenziata da Paolo Spada, alla guida degli Agenti marittimi del Friuli Venezia Giulia.
Al tavolo degli ospiti, per rispondere ai quesiti degli operatori portuali, Claudio Giacomelli (Fratelli d’Italia), Graziano Pizzimenti (Lega), Ettore Rosato (Italia Viva) in video collegamento e Debora Serracchiani (Partito Democratico).
Pizzimenti, attuale assessore regionale alle Infrastrutture e territorio, è tornato a parlare di Alta capacità lungo la linea che collega Trieste al resto d’Italia, mentre Rosato e Serracchiani hanno evidenziato la necessità di insistere sugli investimenti già previsti da Rfi.
In precedenza era stato Stefano Visintin, presidente di Confetra Fvg, a prendere la parola per sollecitare adeguamenti alla normativa che consentano di sfruttare appieno le potenzialità per favorire l’insediamento di attività industriali nelle aree extradoganali del porto Franco di Trieste, un unicum nel panorama nazionale ed europeo, perché derivante da trattati internazionali (come ricordato da Debora Serracchiani). Sul tema è intervenuto anche Claudio Giacomelli che nei mesi scorsi si era speso proprio sul tema dell’extradoganalità territoriale, argomento sul quale è atteso esprimersi il governo (a questo punto quello che scaturirà dal voto di domenica) dopo il rinvio dell’istanza da parte della Commissione Ue.