TRIESTE – La Commissione Ue, con un documento firmato da Paolo Gentiloni, non accoglie la richiesta del Senato per l’extradoganalità del Porto Franco Internazionale di Trieste.
Più di qualche operatore triestino aveva storto il naso quando, poche settimane or sono, si era diffusa la notizia di una risoluzione del senatore ed economista Tommaso Nannicini, proprio per ottenere il riconoscimento dello status da parte della Commissione UE. Per tanti non era la strada giusta da seguire.
Oggi, sulle pagine de Il Piccolo di Trieste, in merito alla questione intervengono due politici, Alberto Pasino e Francesco Russo, il primo dei quali esperto in materia in quanto noto avvocato marittimista.
Entrambi lanciano un allarme per una sfida definita “epocale”, nella quale Trieste – senza l’internazionalità che le deriva dal Trattato di Pace – rischierebbe di perdere quella “dimensione cosmopolita ed autenticamente europea che tutto il mondo apprezza e ci riconosce”. Insomma un passo indietro a ciò che era prima del 1719 (anno di istituzione del Porto Franco ad opera dell’impero asburgico)
La Commissione UE mette in guardia da possibili svantaggi che sarebbero determinati dall’accoglimento della richiesta di extradoganalità territoriale, sottolineando che “Le considerazioni di cui sopra lasciano impregiudicata la valutazione giuridica dei motivi addotti dal Senato della Repubblica per giustificare un’eventuale esclusione della zona franca del porto di Trieste dal territorio doganale dell’Unione europea. Tale valutazione giuridica sarà effettuata se il governo italiano decidesse di presentare alla Commissione una richiesta di escludere la zona franca del porto di Trieste dal territorio doganale dell’Unione”.
Quindi se ne riparlerebbe, qualora fosse il Governo italiano a chiedere qualcosa sull’argomento.
La notizia viene commentata anche da Claudio Giacomelli, consigliere regionale del Friuli Venezia Giulia, fortemente impegnato a fare chiarezza sulle prerogative del Porto Franco Internazionale di Trieste, finora mai completamente applicate.
«Siamo stati i primi a portare avanti il tema dell’extradoganalità dei punti franchi del porto di Trieste, tanto da farne uno dei punti fondanti della proposta politica per la città e per tutta la regione. La risposta della Commissione europea alla risoluzione del Senato, per voce del commissario Gentiloni, non ci stupisce e non ci coglie certo di sorpresa. Io stesso – ricorda Giacomelli – affermavo in un recente dibattito televisivo con il consigliere Pasino che, senza l’intervento del Governo, la Commissione europea avrebbe trattato la risoluzione del Senato come una mozione circoscrizionale». Per questo Giacomelli invita “tutte le forze responsabili della città e della regione” a ripartire dalla mozione approvata all’unanimità dal Consiglio regionale con la quale si invita il Governo a promuovere e sostenere la piena attuazione delle previsioni giuridiche, internazionali e nazionali, inerenti al regime di extradoganalità dei punti franchi del porto di Trieste. Il tutto attivando, mediante notifica alla Commissione europea, la specifica procedura per il loro inserimento tra i territori non facenti parte del territorio doganale dell’Unione europea, di cui all’articolo 4 del regolamento (Ue) 952/2013, istitutivo del Codice doganale dell’Unione.