TRIESTE – Un porto virtuale sul quale fare studi, verificare le condizioni di sicurezza e facilitare le comunicazioni.
Lo scalo di Trieste e gli specchi acquei che ne fanno parte avranno un “gemello digitale” sul quale poter far affidamento nella realtà virtuale, favorendo così previsioni che possano facilitare le operazioni di accessibilità nautica ma anche la programmazione delle attività a terra. L’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico orientale fa parte di un progetto molto ampio dove il tema marino e marittimo è uno degli aspetti caratterizzanti. L’ambizioso progetto è stato proposto recentemente dal Triveneto nell’ambito del bando PNRR per gli ecosistemi dell’innovazione ed emesso dal MUR (Missione 4 Istruzione e ricerca – Componente 2 Dalla ricerca all’impresa). L’idea del progetto, denominato “iNEST – interconnected Nord-Est innovation ecoSyStem”, è stata promossa dalle Università del territorio.
Il ragionamento iniziale si è basato sul fatto che il Nord-Est è caratterizzato da una ampia varietà di vocazioni, da quella industriale, all’economia basata sul turismo e sui beni culturali, ai temi ambientali relativi a mare e montagna, alla salute, e non presenta uno specifico settore economico dominante. Tale caratteristica ha fatto propendere per una proposta di ecosistema che sia in grado di coltivare assieme le diverse vocazioni, considerandole in modo integrato al fine di superare i limiti di una struttura policentrica che, sebbene sia stata fondamentale per la crescita del Nord-Est, sta vivendo oggi un elevato livello di frammentazione. Tale frammentazione può rappresentare un limite per l’ulteriore sviluppo del territorio in un’epoca complessa, caratterizzata dalla globalizzazione dell’economia e dalla rapida penetrazione delle nuove tecnologie.
Si è deciso quindi di puntare sulla creazione di reti e sulla forte interazione tra i vari attori territoriali in un approccio basato sul partenariato, che coinvolga simultaneamente il mondo pubblico e quello privato e che promuova una forte spinta verso la digitalizzazione quale elemento caratterizzante del progetto.
Per quanto relativo al porto di Trieste, si va dalle esigenze più semplici di comunicazione (far vedere il porto in tre dimensioni), fino a questioni più sostanziali. Proprio per questo la rivoluzione – che sarà modulare e spalmata su più anni – è già iniziata con la transizione al Building information modeling (Bim) che in molti settori è ormai uno standard con il quale produrre i progetti.
Si tratta di un sistema informativo digitale della costruzione, composto dal modello 3D integrato con i dati fisici e funzionali di un edificio: un modello dinamico e interdisciplinare, nel quale le informazioni sono condivise attengono all’intero ciclo di vita dell’opera, dal progetto alla costruzione fino alla sua demolizione e dismissione. Per questo gli edifici già realizzati nel porto di Trieste subiranno una serie di scansioni,
Le applicazioni del “digital twin” o “gemello digitale” saranno molteplici. Con una serie di credenziali per dare accesso a vari livelli, a seconda delle esigenze, si stanno mappando i fondali, si prepareranno modelli previsionali utili per questioni di sicurezza (si pensi allo studio delle correnti in caso di sversamenti accidentali). Ma una mappatura completa sarà anche utile alla gestione dei sottoservizi, tenendo conto del fatto che sarà necessario interfacciare i sistemi già esistenti.
L’Autorità portuale già dispone di un gruppo dedicato al Bim, anche se resta da risolvere il problema dei software, decisamente costosi.
Il progetto nel suo complesso è coordinato dall’Università di Padova, mentre l’Università di Trieste ha proposto ed avviato il tema specifico “Tecnologie marine, marittime e delle acque interne: verso il digital twin dell’Alto Adriatico”. Riuniti attorno all’Ateneo i principali attori del territorio: l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS, la Sissa, l’Autorità di Sistema Portuale del mare Adriatico Orientale, il Cluster Marefvg, il Polo Tecnologico Alto Adriatico e diverse imprese, tra le quali Fincantieri. Partecipano inoltre le Università di Padova, Ca’Foscari di Venezia, IUAV di Venezia e Trento.