TRIESTE – Nei giorni scorsi il presidente del Porto di Capodistria, Boštjan Napast, aveva anticipato la notizia di una collaborazione tra il porto sloveno e quello di Trieste.
«Sì, i contatti ci sono e l’idea è quella di trovare un ambito extra competitivo per cercare la possibilità di fare sistema» conferma il presidente dell’Autorità portuale del Mare Adriatico Orientale, Zeno D’Agostino. In particolare, il presidente Napast si era riferito ad un’ipotesi di partnership su progetti nel settore della produzione di energia da fonti alternative. Ma di quale tipologia di impianti si sta discutendo? Idrogeno, fotovoltaico?
«Siamo agli albori del confronto, ma stiamo lavorando. Al momento non abbiamo affrontato dettagli – spiega il presidente D’Agostino – ma condividiamo gli scenari per i prossimi anni e pensiamo che ci possano essere economie utili per entrambi gli scali. Certo dovremo superare vincoli non banali dal punto di vista burocratico-amministrativo, ma vogliamo andare avanti. C’è un mondo che fa la guerra, ma c’è anche un mondo che fa la pace».
L’idea di uno sviluppo comune, di una collaborazione trasnfrontaliera tra i due sistemi portuali è molto suggestiva, ma alla fine sarà una strada percorribile? «Se c’è qualche problema vedremo di risolverlo, è chiaro che si tratterà di una decisione che non potrà essere presa a livello locale. Si tratta di temi di valenza, diciamo governativa. Ma secondo me tutte le strade sono percorribili» risponde il presidente D’Agostino.
Per il porto di Trieste, l’obiettivo di diventare produttore di energia o comunque di avere nelle proprie disponibilità fonti energetiche a basso impatto ambientale non rappresenta una novità assoluta. Il lavoro che l’Authority sta portando avanti per il cold ironing (già finanziato) delle banchine di Trieste e Monfalcone è affiancato da altre prospettive, peraltro messe “nero su bianco” nel Piano operativo triennale. Solo pochi mesi fa, durante un incontro pubblico, il presidente D’Agostino aveva dichiarato esplicitamente che l’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico orientale si prepara a diventare produttore di energia. Non solo, ma aveva anche anticipato che per raggiungere il risultato, verrà creata una società ad hoc.
Come accennato, i porti di Trieste, Monfalcone e Porto Nogaro hanno a disposizione circa 50 milioni del Fondo complementare al Pnrr per l’elettrificazione delle banchine. Il conseguente aumento della domanda energetica verrà affrontato con l’autoproduzione, pensando anche al mare come fonte di energia green e no-carbon, non certo per l’intero fabbisogno, ma per una parte. Al tema è stato dedicato un capitolo all’interno del Piano operativo triennale. Le ipotesi fanno riferimento a sistemi di generazione elettrica basati su centrali locali a gas alimentate dalla rete, con sistemi di micro-generazione mobili (installati su bettoline per distribuire elettricità prodotta a bordo per mezzo di GNL). In prospettiva, anche sistemi di celle a combustibile potrebbero essere localizzati in modo più flessibile e indipendente per le necessità del cold ironing. Ma esiste anche l’ipotesi di integrare cold ironing e impianti locali di generazione a Gas Naturale Liquefatto (GNL/LNG).
La progettazione su fondi europei dell’Autorità di Sistema Portuale nel corso degli ultimi anni, infatti, ha lavorato su iniziative in cui sono state sviluppate ricerche specifiche in materia. Le ipotesi riguardavano non solo infrastrutture logistiche per il GNL, ma anche impianti di produzione di cosiddetto bio-GNL, ottenibile essenzialmente da biomasse locali e in parte rifiuti urbani.