TRIESTE – Il Consiglio di Stato ha dato parere favorevole allo schema di decreto sulle autorizzazioni per la movimentazione dei sedimenti risultanti da escavo nella laguna di Venezia.
La proposta era stata presentata congiuntamente dal ministero delle Infrastrutture e dal ministero dell’Ambiente. Il provvedimento propone una nuova procedura di caratterizzazione e gestione dei sedimenti, permettendo finalmente di superare il cosiddetto “protocollo fanghi” risalente al 1993. Si tratta di uno schema di regolamentazione in linea con le più recenti direttive europee e con la normativa nazionale in materia di dragaggi. Il nuovo protocollo prevede la caratterizzazione sia dei sedimenti da dragare che del sito di conferimento, permettendo in tal modo di mantenere e ricollocare in Laguna una maggiore quantità di sedimenti.
Con il nuovo protocollo potranno essere riutilizzati anche i sedimenti di classe B, mentre la maggior parte di quelli in classe C o superiori potranno essere ricollocati in altri siti, ancora in attesa di essere individuati. Si tratta di una decisione particolarmente importante, in quanto legata all’accessibilità nautica del porto di Venezia e in particolare ai Canali Vittorio Emanuele e Petroli.
«E’ una notizia che attendevamo, uno dei nodi da sciogliere per rilanciare la portualità veneziana. Grazie alla stretta cooperazione tra le istituzioni del territorio e quelle centrali si è addivenuti al parere del Consiglio di Stato che ci avvicina alla soluzione dell’annoso problema dei conferimenti dei sedimenti in Laguna, definendo un quadro normativo di riferimento, atteso da anni, e regole chiare per i dragaggi dei canali portuali e per le relative caratterizzazioni propedeutiche al conferimento. Lo schema di decreto – ha commentato il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale, Fulvio Lino Di Blasio – prevede il riuso dei sedimenti compatibili per il ripascimento delle barene, consentendo il riequilibrio morfologico dell’ecosistema lagunare. Una regolamentazione frutto di una nuova visione che riconosce il contributo del Porto, elemento vitale all’interno della Laguna, alla circolarità in ambito lagunare, dove l’attività dell’uomo, supportata dalle più avanzate tecnologie, può svolgersi in totale sinergia con l’ambiente circostante».