TRIESTE – Nella mattinata di oggi i lavoratori portuali, tramite le segreterie sindacali Filt Cgil, Fit Cisl, UilTrasporti e Ugl Mare, hanno dichiarato lo stato di agitazione del personale operante al porto di Trieste. La decisione a sostegno della vertenza e in segno di solidarietà con i lavoratori di Wartsila dopo la decisione dell’azienda finlandese di chiudere lo stabilimento di Bagnoli della Rosandra.
«Si rende noto che potrà essere attuata l’astensione volontaria da parte degli operatori portuali di tutte le operazioni riguardanti l’azienda Wartsila – si legge nel comunicato congiunto – quali ad esempio l’imbarco di motori ed il rizzaggio degli stessi a bordo delle navi, oltre che ogni operazione portuale riguardante l’azienda in questione». Sono ferme in fabbrica operazioni per circa 60 milioni di euro e la proprietà si è rivolta nei giorni scorsi al Prefetto per sbloccare la situazione: i lavoratori di Wartsila restano in presidio davanti ai cancelli per impedire che vengano portai via i motori.
La dirigenza finlandese intende risolvere in breve la questione, a causa delle penali contenute nei contratti e in seguito alle crescenti pressioni da parte dei clienti internazionali (Fincantieri, Terna, A2a, Msc, Tui Cruises e Daewoo). È proprio per quest’ultima azienda sudcoreana la consegna più ravvicinata, affidata alla società Sea Metal, già programmata il 23 luglio ma bloccata dai lavoratori e rimandata nei giorni successivi a Ferragosto (le fonti interne alla fabbrica parlano del 17 e 18 agosto).
I rappresentanti di Wärtsilä Italia si sono rivolti alla Prefettura di Trieste il 9 agosto per richiedere un intervento. La legge tutela gli interessi dell’azienda, ma il contesto e le modalità con cui è stata fermata la produzione a Trieste ha innescato una protesta tenace che non sembra scalfibile dalle ordinanze. Questo non è che l’inizio di un braccio di ferro che, viste le premesse, potrebbe protrarsi a lungo.
I sindacati infatti, continuano a ribadire che dalla fabbrica non uscirà nulla, “neanche un bullone”. Una posizione già espressa in occasione dell’ordinanza del sindaco di San Dorligo della Valle Sandy Klun, che il 17 luglio scorso aveva vietato l’arrivo dei tir nel piazzale antistante allo stabilimento, per impedire il trasferimento dei macchinari.
Nel pomeriggio il presidente dell’Autorità Portuale, Zeno D’Agostino, ha scritto una nota in cui dichiara di prendere atto delle decisioni delle organizzazioni sindacali esprimendo “approvazione per le stesse”.
Nei giorni scorsi il Prefetto, Annunziato Vardè, ha ribadito il sostegno delle istituzioni ai lavoratori, invitando a proseguire la battaglia nella legalità. Il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, ha optato per la linea dura, annunciando la propria presenza ai cancelli in occasione dello spostamento dei motori e deprecando il comportamento della dirigenza finlandese e italiana. Molto critica anche l’assessore al Lavoro Alessia Rosolen, che ha ricordato come a marzo 2021 l’azienda avesse assicurato permanenza e rilancio del sito produttivo, ribadendo che l’amministrazione regionale è a fianco dei lavoratori.

La comprensione per le difficoltà che l’azienda coreana DSME (Daewoo Shipbuilding & Marine Engineering) sta subendo per il ritardo nella consegna dei motori prodotti dallo stabilimento Wartsila di San Dorligo della Valle, ma allo stesso tempo la sottolineatura di come questa situazione sia stata causata dalla repentina decisione della proprietà finlandese di avviare la procedura per l’immediato licenziamento di 450 dipendenti.
Questo il concetto espresso dal presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, in una comunicazione ufficiale inviata al Console generale della Repubblica di Corea, Kang Hyung-Shik, dopo la nota pervenuta alla Regione, attraverso la Prefettura di Trieste, nella quale il rappresentante diplomatico di Seul evidenziava le conseguenze conseguenti al ritardo della spedizione alla DSME dei motori dal sito industriale di San Dorligo della Valle. Il presidente Fedriga, inoltre, ha fatto appello alla riconosciuta sensibilità ai temi sociali e del lavoro che ha sempre contraddistinto l’azione della Repubblica della Corea del Sud e l’attività della DSME, chiedendo all’esponente diplomatico di rappresentare direttamente ai vertici dell’azienda finlandese il disagio che la chiusura dello stabilimento di San Dorligo della Valle sta arrecando anche al tessuto economico coreano. Il tutto, con l’auspicio che un’azione congiunta di sensibilizzazione possa far tornare Wartsila sui suoi passi con la soddisfazione delle istituzioni – italiane e coreane – e dei lavoratori dello stabilimento.