TRIESTE – Si è tenuto nei giorni scorsi un altro incontro per cercare una soluzione allo stop della produzione motori allo stabilimento Wartsila di Trieste.
Nella sede della Regione Friuli Venezia Giulia, l’amministratore delegato di Wärtsilä Italia, Michele Cafagna, ha sostanzialmente confermato il progetto industriale già presentato al ministero delle Imprese, con alcune novità.
Durante l’incontro, la direzione Wärtsilä ha informato le parti circa la volontà di mantenere l’attività futura nello stabilimento di Bagnoli della Rosandra, e di quantificare in un valore compreso tra i 39 e 45 milioni di euro i capannoni e le parti del sito oggetto di una possibile vendita nell’ambito del progetto di reindustrializzazione.
Oltre ai 50 milioni di euro di investimenti previsti a Trieste per i prossimi tre anni, si aggiungono 1,4 milioni per strumentazione di test per la conversione a metanolo di motori (W46C e ZA40).
Proposte che non hanno fugato i dubbi delle organizzazioni sindacali, che hanno chiesto la convocazione di un tavolo regionale per affrontare il tema occupazionale dei circa 300 lavoratori che lavorano nell’attività dell’indotto. La regione Friuli Venezia Giulia si è impegnata in tal senso.
Al 1 settembre i dipendenti Wärtsilä a libro matricola dello stabilimento di Bagnoli della Rosandra sono 941, di cui 320 sono, per l’azienda, potenziali esuberi da ricollocare.
“Rimangono ancora preoccupazioni circa le prospettive di Wärtsilä Italia: manca un progetto di sviluppo di un’attività core/industriale che possa avere una rilevanza strategica per l’intero gruppo Wärtsilä come lo è stata la produzione dei motori rilevata nel 2001” scrivono i sindacati in una nota. Forti perplessità anche in meirto al fatto che “l’attività di retrofit” possa diventare strategica per Wartsila Italia, considerate le limitate risorse impiegate nel processo di industrializzazione dell’attività.
L’azienda, infine, “non ha ancora attivato azioni per la sostenibilità del porto marittimo di Trieste, necessarie agli attracchi di imbarcazioni per gli interventi di riconversione green dei motori” conclude la nota sindacale.