TRIESTE – Siglata nella notte l’intesa che prolunga l’attività dello stabilimento Wartsila di Trieste: si prosegue fino al 30 settembre e nel frattempo si cerca un nuovo soggetto industriale.
Fino a quella data il Gruppo finlandese, che ha deciso di chiudere la produzione di motori allo stabilimento di Bagnoli della Rosandra, si impegna a non riattivare alcuna procedura di licenziamento collettivo. Il documento, inoltre, conferma l’intenzione di Wartsila di mantenere in Italia le attività legate a ricerca e sviluppo e service del sito di Trieste.
«Contestualmente viene avviato un percorso di reindustrializzazione del sito con l’obiettivo di tutelare i posti di lavori sia dei dipendenti della Wartsila sia di quelli dell’indotto. Un risultato per il quale ringraziamo il Ministero delle imprese e del made in Italy che ha convocato su richiesta della Regione il tavolo di crisi, e in particolare il sottosegretario Bergamotto per la disponibilità e l’attenzione dimostrata su questo tema, e le parti sociali per il lavoro svolto nel corso di questa complessa trattativa» Questo il commento dell’assessore regionale al Lavoro, Alessia Rosolen, dopo la riunione fiume di ieri a Roma tra Wartsila Italia, sigle sindacali, Confindustria Alto Adriatico, Regione Friuli Venezia Giulia e ministero delle Imprese e del Made in Italy.
L’accordo prevede come obiettivo la garanzia della vocazione industriale dello stabilimento di Bagnoli, che deve continuare a essere adibito a produzioni ad elevato valore aggiunto, per valorizzare il livello professionale delle maestranze e produrre ricadute positive sul territorio di riferimento. Il tutto anche mediante l’inserimento della produzione svolta nel sito in filiere strategiche a livello nazionale e tenuto anche conto della possibilità di realizzare sinergie con imprese operanti sul territorio regionale in settori produttivi ad alta tecnologia e competitive a livello globale.
Nessun nome viene fatto ufficialmente dalla Regione, ma nei giorni scorsi erano tornate alla ribalta varie ipotesi, alcune già ascoltate, altre nuove. «Rispetto alla proposta dell’azienda, sono state apportate numerose modifiche e integrazioni. Adesso il percorso è sbloccato e c’è l’impegno del Governo – spiega Marco Relli, segretario generale della Fiom-Cgil di Trieste – . Ora si procede su due percorsi paralleli per l’individuazione di un nuovo soggetto che sostituisca Wartsila nel sito produttivo».
Due percorsi paralleli portati avanti dalla stessa azienda e dal ministero, che potrebbero prevedere anche il coinvolgimento di Fincantieri, ma solo in qualità di partner, come spiegato nei giorni scorsi dall’amministratore delegato, Pierroberto Folgiero.
«Per la Regione era fondamentale che l’accordo tracciasse un quadro di garanzia a difesa sia dei dipendenti sia di uno stabilimento strategico per lo sviluppo del Friuli Venezia Giulia e del Paese, di modo da avviare un percorso condiviso che porti alla reindustrializzazione del sito di Bagnoli della Rosandra. L’intesa raggiunta sancisce, inoltre, che l’azienda dovrà presentare il proprio piano industriale triennale, nel quale dovranno essere contenute le prospettive di sviluppo per le attività non interessate dalla cessazione e i relativi investimenti» ha sottolineato l’assessore Rosolen.
Decisamente fuori dal coro la voce del sindacato USB, che non ha firmato l’accordo e proclama uno sciopero per il 2 dicembre. “Dopo una manifestazione con 15000 persone in piazza, una mobilitazione straordinaria e continua da parte delle lavoratrici e dei lavoratori per difendere i propri posti di lavoro, ci sarebbe sembrato normale e anche doveroso che un qualsiasi accordo da sottoscrivere con Wartsila Italia Spa contenesse a chiare lettere la garanzia della salvaguardia totale dei posti di lavoro. Quello sottoscritto ieri invece, presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, non è nient’altro che il lasciapassare garantito all’azienda per l’uscita immediata dei motori, delle forniture e per la conseguente chiusura della produzione di motori sancita nero su bianco il 30 settembre 2023 dopo l’intervento degli ammortizzatori sociali” scrive l’Unione sindacale di base in una nota. L’incertezza sull’intervento di un reindustrializzatore, la “spada di Damocle” della scadenza temporale del 30 settembre e un accordo “troppo scarno e generico” ha fatto sì che USB non abbia sottoscritto l’intesa approvata dalle altre sigle sindacali, invitando invece a uno sciopero generale per il 2 dicembre.