TRIESTE – Volumi delle merci in leggera crescita ma container in calo per il porto di Rotterdam nei primi sei mesi dell’anno.
Sono 233,5 milioni le tonnellate di merci che il principale porto europeo ha movimentato da gennaio a giugno. Il lieve aumento (+0,8%) si contrappone al calo dei container (-4,4%) a causa della guerra tra Ucraina e Russia, proprio per lo stop dei traffici verso la Russia, ma anche per i persistenti colli di bottiglia nella logistica globale.
Se si valuta la diminuzione in tonnellate, il calo nei terminal container è stato dell’8,9%. La differenza tra i due dati è attribuibile all’aumento del numero di container vuoti. Il mancato rispetto della programmazione da parte delle navi portacontainer ha causato, anche a Rotterdam, interruzioni nelle fasi di pre e post-trasporto. Per recuperare tempo, le grandi navi cancellano spesso gli scali nei porti dei loro itinerari (-5,5% di scali a Rotterdam rispetto all’anno scorso) e caricano e scaricano più container per scalo (+6,1%). Ciò si traduce in picchi di attività nei terminal, che erano già molto affollati, poiché i container vengono lasciati in media per tempi più lunghi a causa della maggiore inaffidabilità degli orari di arrivo delle navi. A seguito di questi sviluppi, le compagnie di navigazione utilizzano attualmente gli scali minori per il trasbordo con una frequenza relativamente maggiore rispetto ai grandi porti.
Nonostante tutto, le entrate dell’Autorità portuale di Rotterdam nel primo semestre del 2022 sono aumentate di 24,6 milioni di euro rispetto al primo semestre del 2021, raggiungendo 412,2 milioni di euro. Gli investimenti, compresi gli apporti di capitale nelle partecipazioni, sono stati pari a 117,1 milioni di euro.
Per quanto riguarda le prospettive, l’Authority ritiene che l’attuale situazione geopolitica generi numerose incertezze. L’affidabilità delle forniture energetiche nell’Europa nord-occidentale non può essere data per scontata. I prezzi dell’energia sono elevati e questo è uno dei fattori principali del forte aumento dell’inflazione. Potrebbe seguire una recessione. Tutto ciò, sempre secondo l’Authority, rende molto difficile la previsione dei volumi di produzione per la seconda metà dell’anno.