TRIESTE – “Costruiamo insieme un’Europa di pace, lavoro e giustizia sociale”. È lo slogan scelto da Cgil, Cisl, Uil per celebrare il Primo Maggio a Monfalcone.
Sarà dunque il Friuli Venezia Giulia ad ospitare la manifestazione, che si svolgerà, a partire dalle ore 10, in piazza della Repubblica a Monfalcone, in provincia di Gorizia. Dopo gli interventi dei delegati delle tre Organizzazioni, i Segretari generali, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e PierPaolo Bombardieri, concluderanno i comizi, parlando dal palco dalle 12 alle 13.
«Il Primo Maggio nazionale verrà celebrato in un luogo in cui insistono molti problemi legati al lavoro e all’integrazione. Ci sono tutti i temi attorno a quello che sta accadendo negli appalti di Fincantieri, dove sono impiegati molti lavoratori della comunità del Bangladesh – ha commentato Michele Piga, segretario generale della Cgil del Friuli Venezia Giulia – che si devono misurare con un’amministrazione comunale che non fa nulla per innescare processi positivi sull’integrazione, ma, anzi, attua politiche e scelte di rottura, che causa ulteriore isolamento a quella che in realtà è una comunità davvero mite, che cerca di dimostrare democraticamente quali sono le proprie esigenze, non solo lavorative, ma soprattutto sociali, di inserimento dentro alla comunità di Monfalcone».
«La scelta dei sindacati di collocare a Monfalcone la festa nazionale del Primo Maggio è un’ulteriore dimostrazione di quanto la città sia diventata il simbolo e il riferimento per l’intero Paese delle questioni del lavoro che s’intrecciano con quelle della convivenza sociale e del futuro delle imprese. La città che ospita lo stabilimento italiano di punta di Fincantieri nella costruzione delle grandi navi da crociera, dall’inizio degli anni Duemila ha visto affermarsi un modello produttivo basato sul subappalto e sull’arrivo indiscriminato di immigrati dai Paesi più poveri, nel caso in questione musulmani del Bangladesh. Si è così consolidato ed esteso – ha detto il sindaco di Monfalcone, Anna Maria Cisint – un sistema di forme di dumping salariale e giuridico che hanno reso meno attrattiva la manifattura navalmeccanica sia per i lavoratori sia anche per le piccole imprese artigiane».